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Dodici mesi dopo, a Wimbledon sarà ancora Sinner-Djokovic. Parlare di finale anticipata forse è esagerato visto che dall’altra parte del tabellone c’è il numero uno al mondo (un certo Carlos Alcaraz), che pur non avendo ancora grande esperienza su questa superficie è reduce dal titolo al Queen’s e ha vinto belle partite come quella contro Berrettini. Tuttavia è innegabile che lo scorso anno Sinner fu l’unico che riuscì ad impensierire Djokovic, andando addirittura avanti due set a zero, e non c’è motivo per cui non potrebbe farlo anche quest’anno. Quello che affronterà Djokovic sarà un Sinner in fiducia, che viaggia sulle ali dell’entusiasmo dopo la prima semifinale slam raggiunta e che non ha intenzione di fermare la sua corsa.
Certo, il tabellone gli ha dato una mano, proponendogli avversari con esperienza minima e oltre la 75esima posizione del ranking Atp, ma Jannik ha sempre risposto presente e non ha corso grossi rischi. L’ultima vittoria in ordine cronologico è arrivata contro il russo Safiullin, che ha fatto il possibile per fare partita alla pari con Sinner ma ci è riuscito solo in parte. Va da sé che, contro Djokovic, l’azzurro non potrà permettersi passaggi a vuoto come quello del secondo set, in cui era avanti e in controllo ma da 3-1 ha perso 3-6.
Decisamente diverso il cammino del serbo, che al terzo turno ha incontrato l’eterno Wawrinka, poi si è dovuto difendere dai 33 aces di un ex semifinalista come Hurkacz e ai quarti ha sfidato il numero 7 del seeding Rublev, imponendosi in rimonta. Qualsiasi cosa detta su Nole sarebbe una ripetizione perché ogni anno a Wimbledon, ma a dire la verità in ogni singolo slam a cui partecipa da qualche anno a questa parte, è sempre il favorito e, partita dopo partita, dimostra di poter vincere ancora il titolo. Anche se la carta d’identità recita 36 anni. Fatto sta che contro Sinner non potrà rilassarsi e sarà chiamato a fare “il Djokovic” dall’inizio alla fine.
Anche se l’anno scorso poi ha vinto, è inevitabile che i primi due set persi gli abbiano fatto scattare qualche campanello d’allarme. Poi ne è uscito come lui sa fare, anche grazie alla sua superiorità nei match al meglio dei 5 set. Stavolta tuttavia Sinner è un anno più maturo e sicuramente avrà appreso la lezione. Detto questo, Jannik partirà sfavorito, ma non è vero che non avrà nulla da perdere. Stesso discorso per Djokovic, che non ha tutta la pressione di dover vincere addosso, ma allo stesso tempo è chiamato a dare un segnale contro un avversario che può creargli difficoltà. I presupposti per far sì che sia un grande match ci sono tutti e la speranza, a prescindere da come andrà a finire, è che vengano rispettati.
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Oltre a Djokovic e Sinner, il day 9 di Wimbledon è stato caratterizzato anche dai primi due quarti di finale femminili, in cui sono maturate altrettante sorprese. Elina Svitolina ha infatti eliminato la numero uno al mondo Swiatek, tornando in semifinale a Wimbledon dopo quattro anni e strizzando l’occhio ad Aryna Sabalenka, che con altre due vittorie può diventare numero uno al mondo.
Jessica Pegula non è invece riuscita a sfatare il tabù quarti di finale a livello slam e, pur essendo avanti 4-1 40-30 nel terzo set, si è arresa contro la ceca Vondrousova, fermandosi ancora una volta (la sesta) a un passo dalla sua prima semifinale slam. Se può consolarla, anche Andrey Rublev si trova nella stessa situazione, ma almeno lui ha perso da Djokovic (ancora)… La semifinale sarà dunque Svitolina-Vondrousova e promette spettacolo: da un lato la neo mamma che fa sognare l’Ucraina e che sta vivendo una seconda giovinezza dopo la gravidanza, dall’altro la talentuosa ceca che negli anni dispari raggiunge una finale importante (2019 Roland Garros, 2021 Giochi Olimpici, 2023 ?).
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