La Juve è tornata. La Juve di Allegri 1.0 s’intende, quella che era mancata nelle prime partite e che adesso sembra invece manifestarsi pienamente anche nel derby contro il Torino. Una squadra che c’aveva abituato a vincere sul filo dell’equilibrio, a non crogiolarsi nel nome di un presunto bel gioco, preferendo piuttosto la linea ben più solida di una concretezza e di un difensivismo che alla lunga portano i risultati. Che piaccia o no, quella che con un gol di Locatelli all’88’ piega i granata è una Juventus parente prossima di quella che fino al 2019 vinceva cinque campionati di fila col tecnico livornese. Partite rognose, giocate alla pari anche se contro avversarie di minor livello, risolte da una giocata, da un guizzo, da uno status vincente. Quello che dopo Sarri e Pirlo ora la Vecchia Signora vuole ritrovare, e che per ritrovarlo ha scelto di affidarsi all’usato sicuro.
E’ un derby di Torino come tanti ne abbiamo visti negli ultimi anni. Parafrasando Lineker, il derby della Mole è quella partita in cui il Toro se la gioca alla pari (talvolta anche meglio) e alla fine vince la Juve. In qualche modo, ma vince. In passato con il gol di Pirlo in extremis o con Cuadrado nel recupero che diede inizio a una super rimonta scudetto, la stessa che potrebbe partire proprio da qui grazie a Locatelli, che col suo destro a giro che non lascia scampo nemmeno ai due metri e due centimetri di Milinkovic-Savic porta a tre le vittorie di fila in campionato, quattro con l’1-0 di Champions col Chelsea. E due di fila sono i clean-sheet per Szczesny, che si stava ormai disabituando per errori suoi e non: la rete la tiene involata, i tre punti arrivano perché davanti è difficile che una squadra, sia pur spuntata (Morata e Dybala out, Kean fuori dopo un tempo), possa non segnare almeno una volta. C’è però da fare una tiratina d’orecchie a Juric, vicino al pareggio e non avrebbe rubato nulla, ma troppo rinunciatario in un finale in cui ha fatto entrare tutti i centrocampisti che aveva in panchina per togliere tutti gli attaccanti dal campo. E alla lunga, contro la Juve 2.0 di Allegri, si paga.