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USA Hockey ghiaccio - Foto Canadian Press/Shutterstock
La tregua alla crisi commerciale tra Stati Uniti e Canada non si riflette sul ghiaccio del Bell Centre di Montreal, dove la partita di hockey su ghiaccio tra le due nazionali è stata accompagnata dalle tensioni sugli spalti e nel gioco. Non è una sorpresa: USA e Canada non si affrontavano dai Giochi Olimpici del 2022 e sono tornate a farlo con le star NHL (assenti alle Olimpiadi) in azione in un clima tesissimo a livello politico, dopo l’annuncio di dazi da parte di Donald Trump e la risposta durissima del premier canadese Justin Trudeau, presente in tribuna. A vincere per 3-1 è stata la squadra americana che si è assicurata un posto nella finale del Torneo Quattro Nazioni, in programma giovedì prossimo a Boston. Ma più del match, sono state le tensioni a prendersi la copertina.
INNO NAZIONALE FISCHIATO E RISSA
Che non sarebbe stata una serata tranquilla, lo hanno fatto capire i tifosi canadesi prima dell’inizio del match. Lo stadio ha fischiato duramente “The Star-Spangled Banner”, l’inno nazionale degli Stati Uniti. Il tutto dopo l’invito dello speaker Michel Lacroix che si era rivolto alla folla in francese e in inglese: “Nello spirito di questo grande gioco che unisce tutti, vi chiediamo di rispettare gentilmente gli inni e i giocatori che rappresentano ogni paese”. Parole al vento. I fischi sono iniziati quando il sottufficiale David Grenon della Royal Canadian Air Force Band ha iniziato a cantare e sono durati per tutta l’esecuzione dell’inno. “Sapevamo che sarebbe successo”, ha detto lo statunitense Zach Werenski. “È successo nell’ultima partita, è successo nella NHL prima di questa e sapevamo che stasera sarebbe andata allo stesso modo. Ovviamente non ci piace”, le sue parole. In effetti, alcuni fischi si erano registrati anche prima della vittoria per 6-1 sulla Finlandia, ma il portiere Connor Hellebuyck in quell’occasione aveva detto di “non aver fatto caso” alla contestazione. Anche il canadese Drew Doughty aveva provato a chiedere ai tifosi di rispettare l’inno: “Ovviamente, so cosa sta succedendo e capisco la frustrazione dei canadesi, ma penso che dovremmo rispettare gli inni”, le sue parole. Anche queste inascoltate.
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Ma c’è di più. Proprio all’inizio della partita sono scoppiate tre risse nel giro di nove secondi. Come noto i giocatori che decidono di passare alle maniere forti devono da regolamento gettare a terra i bastoni e togliersi i guanti, scambiandosi colpi rigorosamente a mani nude, mentre i colleghi devono allontanarsi per far loro spazio al centro del ghiaccio, lasciando il resto del lavoro agli arbitri. Brandon Hagel e l’americano Matthew Tkachuk hanno iniziato a scambiarsi pugni tra gli applausi della folla. Poi è stato il turno di Sam Bennett e di Brady Tkachuk, che si sono colpiti per alcuni secondi prima che gli ufficiali di gara riuscissero a separarli. Infine, sono stati JT Miller e e Colton Parayko a fermare nuovamente il gioco. “Penso che siano evaporati 10 anni di hockey internazionale in un minuto e mezzo”, ha detto Jon Cooper, due volte campione della Stanley Cup con Tampa Bay e futuro allenatore della squadra olimpica canadese del 2026.