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“Da Kiev Lviv in treno, da Lviv a Uzgorod in minibus, da Uzgorod a Budapest in bus. Da qui, l’aereo per Milano. Quattro giorni senza dormire e ora un viaggio del genere. Un’odissea“. Così Carlo Nicolini commenta il lungo viaggio che gli italiani dello Shakhtar Donetsk stanno compiendo per tornare in patria. Con l’assistente del direttore sportivo Darijo Srna, anche il tecnico Roberto De Zerbi, il vice Davide Possanzini, e i collaboratori Michele Cavalli e Giorgio Bianchi. Un viaggio di 28-30 ore, come ha spiegato lo stesso Nicolini, raggiunto da LaPresse.
L’immagine che si porterà per sempre dentro? “Sono tante. Ma se devo indicarne una, le facce dei giovani brasiliani e delle loro ancora più giovani famiglie, con tutte le emozioni che hanno vissuto. Siamo rimasti con loro fino all’ultimo, uniti e responsabili”. A sbloccare la situazione, l’intervento di Figc e Uefa: “Gravina ha chiamato De Zerbi, ed era in contatto con Ceferin, che imbeccato da Srna, con l’aiuto del club e della federcalcio ucraina, ha organizzato il tutto”.
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