“La mia famiglia mi ha detto di andare nell’Ucraina occidentale ma ho rifiutato. Ho detto: ‘Vengo da Kiev, non posso andarmene’. Non pensavo sarebbe stato corretto perché le persone devono difendersi e non posso scappare. Ho pensato: se vengono a Kiev, prenderò un’arma e difenderò la mia città. Ho 64 anni ma sentivo che era normale farlo. Penso che potrei uccidere due o tre nemici“. Questo il racconto di Oleksandr Petrakov ai microfoni del Guardian. Il ct dell’Ucraina, subentrato lo scorso agosto a Shevchenko, ha aggiunto: “È solo odio. Non è rabbia. La gente odia gli invasori. Abbiamo bisogno di tempo per calmarci ma per ora è solo odio. Hanno distrutto le nostre città”.
Parlando di calcio, con la partita di qualificazione ai Mondiali contro la Scozia che è stata rinviata a giugno, ha dichiarato: “Il calcio è vietato per quelli tra i 18 e i 60 anni che possono combattere. Quelli che giocano a calcio nel campionato nazionale sono sparsi per il Paese, incapaci di allenarsi. E se qualcuno dice che il ritiro della Nazionale è iniziato, i nemici potrebbero iniziare a bombardarci. Potremmo giocare a Wembley, ad esempio, contro un club londinese. Potrebbe essere una buona partita di esibizione, una risposta per l’esercito ucraino, nonché un lavoro preparatorio per la partita con la Scozia”, ha proseguito in riferimento alle ipotesi di amichevole contro un club di Premier. Infine, su un’ipotetica, futura, partita amichevole contro la Russia, Petrakov conclude: “Non vorrei che ciò accadesse mentre sono ancora vivo. Non voglio stringere la mano a questi ragazzi. Dobbiamo costruire un grande muro e fare quello che possiamo fare per separarci da loro”.