Il pallavolista Ivan Zaytsev, ospite di ‘Otto e mezzo‘ su LA7, si è espresso in merito al conflitto tra Ucraina e Russia: “Mi sento ottimista, lo sono per natura – ha detto ‘lo Zar’ in merito ai negoziati avviati tra le due parti – Credo che, qualora vi siano divergenze di opinione, esse possano essere risolte con la diplomazia e col dialogo. Credo soprattutto negli esseri umani. Facciamo parte di grande famiglia, che dovrebbe essere basata su uguaglianza e diritti umani“. Zaytsev ha poi aggiunto: “Ho il DNA russo che mi scorre nelle vene. Entrambi i miei genitori vivono lì, peraltro mio padre in una città a 30 km dal confine con l’Ucraina. Ci sentiamo molto spesso, mi aggiorna quotidianamente su ciò che accade. Stamattina mentre parlavamo, passavano elicotteri sopra la sua testa. Erano diretti a Kharkiv“.
Su ciò che sta vivendo il popolo russo, Ivan ha spiegato: “Credo che questo sentimento di chi non voglia la guerra sia molto più diffuso di quanto si pensi. Il popolo russo è estremamente nazionalista ed orgoglioso, come lo sono io per i miei nonni che hanno combattuto nella seconda guerra mondiale per liberarci dal nazismo. Credo che ci sia questo sentimento che la guerra è voluta solo dal governo per ragioni politiche ed ideologiche. Non è la guerra dei russi. Putin reggerà a lungo? Difficile fare previsioni in tal senso, E’ andato incontro a conseguenze pesanti, anche perché mi viene da empatizzare con la gente e i civili russi, che pagheranno a caro prezzo le conseguenze di questo conflitto. Purtroppo la morte dei poveri innocenti viene vissuta come un effetto collaterale di questo conflitto e in ciò non c’è nulla di umano“.
In merito alle sanzioni del mondo dello sport nei confronti della Russia, Zaytsev ha detto: “Dalla notte dei tempi lo sport cerca di contornarsi con l’alibi del dover essere fuori dalla politica. Ma chi meglio di noi sportivi conosce il fair play e che per vincere ci sono delle regole da rispettare? Credo che quando c’è di mezzo una guerra non possono esserci vincitori. Noi sportivi non possiamo concepire un conflitto armato né voltarci dall’altra parte come se questo non fosse da condannare. Siamo solo una goccia in un mare enorme, ma tante persone ci seguono. I nostri figli fanno sport quotidianamente contornati da altri figli con sangue russo e ucraino e devono sapere che non è la guerra dei loro padri ma solo di un unico uomo al comando di una potenza mondiale“.
In risposta all’attacco di una giornalista ucraina, l’opposto della Lube ha ammesso: “E’ normale che chi vive la guerra dall’interno sia molto più emotivo e duro. Io per fortuna sono un privilegiato e non posso empatizzare a fondo con le persone in Ucraina che stanno attraversando un momento buio“. Infine il pallavolista ha concluso: “Io sono perfettamente bilingue, ho parlato questa mattina con mio padre. Mi ha fatto notare che le mie dichiarazioni sono arrivate anche in Russia, scatenando non poche polemiche proprio per questioni di nazionalismo. Credo che sia estremamente chiara la mia posizione, come quella di tanti altri sportivi. Abbiamo una grandissima responsabilità, che va presa e affrontata a testa alta senza paura di essere giudicato in modo sbagliato“.