Cristiana Capotondi si racconta a trecentosessanta gradi in un’intervista concessa a Grazia, nel corso della quale la nota attrice ha parlato di calcio e dei suoi ruoli istituzionali (capo delegazione dell’Italia femminile e vicepresidente della Lega Pro): “Mio nonno aveva quattro nipoti femmine e sono stata eletta come quella con cui condividere l’amore per lo sport. Il nonno aveva lavorato per tanti anni alla Roma Calcio e aveva la tessera vitalizia numero uno. Quando morì la restituimmo e Francesco Totti portò dei fiori, come capita quando muore qualcuno con un ruolo importante nella squadra. La mia passione per il calcio nasce sicuramente da lì. Il nonno era anche un nuotatore, un pattinatore e mi ha insegnato a vedere il potenziale formativo dello sport”.
E sul ruolo di capo-delegazione della Nazionale femminile: “È stata una gioia, è un lavoro che mi gratifica molto. Credo molto nella lotta delle calciatrici italiane per diventare professioniste. Ma le ammiro anche da un punto di vista sociale: le considero delle rivoluzionarie pacifiche. Stanno imponendo un’immagine di donna che mi piace molto, svincolata dalla sensualità e dall’avvenenza: usano il corpo per giocare e lo fanno grazie alla loro determinazione, che nasce dalla loro volontà di realizzare un sogno. Hanno fatto fatica ad arrivare dove sono. Avvicinarsi al calcio da bambine, giocare talvolta con i maschi, essere sempre prese in giro, le ha costrette ad affrontare momenti difficili che le ha rese intelligenti e forti. Dal punto di vista cinematografico direi che le calciatrici hanno compiuto il vero percorso dell’eroe”.