Il primo giorno di Ryder Cup sta accendere i motori. Tutto fa pensare ad una grandissima cornice di pubblico che potrebbe rendere entusiasti molti giocatori accorsi nel più grande torneo che il mondo del Golf possa concepire. Prima dell’inizio molti sono stati i pareri dei giocatori sulla nuova casa del Golf.
Luke Donald ha parlato di Roma: “Sono molto emozionato. L’avvicinamento è stato molto lungo. Era più di un anno fa quando siamo stati qui insieme per l’evento year to Go. Molto è accaduto. Penso che la mia squadra sia pronta. Sono molto contento del team che ho e non vedo l’ora della sfida che abbiamo davanti, che inizi. Penso che i giocatori allo stesso modo non vedano l’ora, sarà uno spettacolo divertente. Penso che chiunque al Marco Simone, chiunque sia stato coinvolto, abbia fatto un grande lavoro. Mai viste tribune grandi come queste. Ho visto molti dei giocatori oggi, alcuni sono arrivati mentre stavo andando via, ma li vedrò tutti stanotte. La ragione è semplice. Sentiamo, come team, che siamo statisticamente più forti nei foursome che nei fourball. Perché non partire forte?”. E sul fatto che qualcuno possa giocare tutte e cinque le sessioni: “Alcuni potranno, certamente, e l’abbiamo fatto in passato. Questo campo chiede tantissimo. Penso che non farà tanto caldo, ma è una settimana certamente tiepida, e sarà lunga“.
Poi è stato il turno anche di Zach Johnson: “Il viaggio nelle ultime 24 ore è stato molto facile. Il viaggio per arrivare qui un anno fa è stato molto lungo, e c’è stata un po’ di ansia perché volevo tornare indietro. Questo posto non tradisce mai, e so che i giocatori si sentono allo stesso modo. Ha tutto a che fare col golf, e sicuramente con il Marco Simone. I ragazzi sono pronti – beh, non dovrei dirlo, è in parte una bugia. Sono stanchi, ma saranno pronti per competere. eh, è difficile vincere fuori dalla propria confort zone. Difficile vincere con un team che è sempre stato davvero formidabile. I team europei sono sempre stati forti, buoni, profondi, e quest’anno è ancora una volta così. So quello che dice la storia, ne sono cosciente. Ma posso dire tranquillamente che questi ragazzi sono pronti e vogliono abbracciare la difficoltà, e guardare a questa come a una grande opportunità“.
E ancora: “No, Tiger non sarà in Italia. Ha parecchio da fare. Per quanto riguarda comunicare con lui, l’abbiamo fatto, ed è uno che capisce che ora abbiamo i piedi per terra. Lui è sempre nel nostro angolo stretto, e a questo punto c’è tanto incoraggiamento da parte sua, quando manda messaggi ai ragazzi o ai vicecapitani o al capitano, è sempre lì per incoraggiare perché è sempre molto impegnato in quel che facciamo come Team USA. E questo non ha mai smesso di esserci, e sono molto grato per questo. Voglio dire, è il migliore della nostra generazione. Grazie al cielo, è americano. Useremo la sua conoscenza e la sua saggezza e il suo candore e la sua passione al meglio. Allo stesso modo, quando arriva la settimana del torneo, se non sei nella stanza della squadra, fianco a fianco con questi ragazzi, non è giusto fargli domante. Può darci spunti, sia chiaro. Ma non so se sia del tutto il caso e so che capirebbe“.