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Saranno Francesco Molinari e Guido Migliozzi gli italiani in campo nell’edizione numero 149 dell‘Open Championship o British Open, il più antico dei tornei major e dal 2019 l’ultimo della stagione. Grande attesa sul percorso inglese Royal St George’s, che torna ad ospitare il torneo per la prima volta dal 2011. Quasi tutti i migliori al mondo saranno in campo per contendersi l’ambita Claret Jug e il titolo di “Champion Golfer of the Year”. In questo contesto i due nostri portacolori si avvicinano al grande appuntamento con risultati, aspettative e obiettivi sicuramente diversi.
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Guido Migliozzi, vincentino classe 1997, è il nome nuovo del golf italiano ma anche europeo. Solo poche settimane fa ha fatto il suo roboante esordio nei major, con un superlativo quarto posto allo US Open. Un risultato che ha rafforzato il suo status di numero uno d’Italia, ranking mondiale alla mano, oltre a proiettarlo nella top-10 della Race to Dubai dello European Tour e soprattutto in piena corsa per un posto nella squadra europea di Ryder Cup. Quest’ultimo aspetto è sicuramente il più importante, un obiettivo impensabile fino a qualche mese fa e ora assolutamente alla portata di Migliozzi. Non a caso il vicentino ha giocato i primi due giri dello Scottish Open insieme al capitano Padraig Harrington, un segnale inequivocabile di come il Team Europe stia prendendo in considerazione l’azzurro. Per questo motivo un altro piazzamento importante sarebbe di vitale importanza.
Decisamente diversa la situazione di Francesco Molinari, che sta attraversando un periodo molto complicato. Il piemontese torna all’Open Championship a tre anni di distanza dallo storico trionfo di Carnoustie, quando “Chicco” divenne il primo e finora unico italiano a vincere un major. Molte cose sono cambiate da allora e Molinari è alle prese con un percorso che ha come obiettivo quello di tornare ai massimi livelli. Dalla sua parte c’è l’esperienza, visto che a differenza dell’esordiente Migliozzi questa sarà la sua tredicesima presenza al British Open. Sicuramente i mezzi tecnici sono di primissimo piano ancora, quello che manca è la continuità ma la speranza è che possa ritrovarla in un contesto che solo tre anni fa, seppur su un altro percorso, lo ha visto scrivere la storia dello sport italiano.
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