Il golf dice addio ad una delle sue figure più rappresentative. Arnold Palmer, “The King”come veniva soprannominato, è morto all’età di 87 anni dopo una vita intera in cui ha dato e ricevuto molto da questo sport. Nato a Latrobe, in Pennsylvania, il 10 settembre 1929, Palmer si fa conoscere al mondo con la vittoria da dilettante dell’US Amateur 1954, dopo la quale passa al professionismo. Da quel momento inizia una vera epopea, che porta lo statunitense a vincere 95 tornei in carriera tra il 1955 e il 1973, tra cui sette major, con la giacca verde dell’Augusta Masters conquistata per ben quattro volte. Ha inoltre giocato per sei volte nel Team USA di Ryder Cup e ne è stato per due volte il capitano, guidando in entrambe le occasioni la squadra alla vittoria del trofeo.
In generale Palmer ha avuto il grande merito di rendere per la prima volta il golf un vero spettacolo agli occhi del grande pubblico anziché uno sport elitario, insieme ai colleghi e grandi amici Jack Nicklaus e Gary Player, che oggi ne piangono la scomparsa. Nel corso degli anni Palmer ha istituito un importante torneo che porta ancora il suo nome, l’Arnold Palmer Invitational a Bay Hill.
Oltre ad essere uno dei membri originari della World Golf Hall of Fame, istituita nel 1974, Arnold Palmer è anche uno dei pochissimi sportivi a potersi fregiare delle due massime onorificenze che un civile americano possa ricevere. Ricevette infatti nel 2004 la medaglia presidenziale della libertà per i suoi “contributi meritori speciali”, mentre nel 2012 è stato insignito della medaglia d’oro del congresso per il suo “impatto sulla storia e la cultura degli Stati Uniti”.
Innumerevoli i messaggi di cordoglio da parte di tutto il mondo del golf e non solo. E con la Ryder Cup al via tra soli tre giorni, ci sarà sicuramente modo di omaggiare nel migliore dei modi una vera leggenda del golf e dello sport in genere.