Passione. Sacrificio. Talento. Con queste tre parole possiamo iniziare a raccontare Edoardo Molinari. Quante volte da appassionati di sport abbiamo sentito la frase “certo che se avesse avuto la testa…” riferito a calciatori, tennisti ed atleti di qualunque altra disciplina con un indiscutibile e cristallino talento ma anche con la tendenza a non amare il lavoro, l’allenamento quotidiano, lo stile di vita indispensabile per arrivare agli obiettivi. Ecco la grande forza di Molinari, dagli inizi fino all’ingresso nell’élite del golf mondiale passando anche per i momenti più complicati della carriera. La costanza, la voglia di rimettersi in discussione,  di voler sempre migliorare, con un grande amore nei confronti del golf.
Per provare a raccontare tutto questo non si può che partire dall’inizio, e quindi dal Circolo Golf Torino, la “casa” di Edoardo e naturalmente anche del fratello minore Francesco. E’ qui infatti che i due Molinari, attorno agli otto anni, dopo le prime volte sui campi nelle vacanze estive di famiglia al Sestriere, iniziano ad avvicinarsi al golf, senza alcuna pressione, come sottolinea anche lo stesso Edoardo nel suo libro “18 buche. La mia vita sul campo da golf”. I genitori infatti desideravano solo che i due bambini passassero qualche ora all’aperto, ma non hanno mai pensato di avere tra le mani due futuri professionisti di livello mondiale.
E’ anche grazie a questo che lo studio ha sempre avuto un ruolo prioritario nella vita dei due fratelli, con Edoardo che dopo il liceo inizia a frequentare il Politecnico di Torino, dove a 24 anni si laurea in ingegneria (Francesco è laureato in economia e commercio, ndr). Solo dopo arriva il passaggio al professionismo, nel 2006, a seguito di una carriera da amateur senza dubbio brillante, con diversi campionati nazionali vinti e soprattutto il trionfo allo U.S Amateur nel 2005, che gli spalanca le porte di tre delle quattro prove major del 2006: il Masters, lo US Open ed il British Open. “Dodo” trascorre i primi anni da professionista sul Challenge Tour, il circuito cadetto dello European Tour. Nel 2009 la svolta: tre vittorie, tra cui lo splendido sigillo con la vittoria nel torneo disputato all’Olgiata GC di Roma, che lo proiettano in prima posizione finale nell’ordine di merito del Challenge, grazie alla quale guadagna la carta per il tour maggiore. Il 29 novembre dello stesso anno la prima grande affermazione che fa conoscere Edoardo e la storia dei fratelli Molinari al grande pubblico del golf mondiale. Insieme a Francesco conquista in Cina la World Cup, portando di fatto l’Italia del golf per la prima volta sul tetto del mondo. Inizia così la stagione 2010, la prima come giocatore a tempo pieno sullo European Tour, ed arrivano subito i grandissimi risultati: svariati piazzamenti di prestigio nella prima parte di stagione portano Edoardo all’estate di quell’anno, che resta probabilmente tutt’ora il suo “periodo magico”. Tra luglio e agosto diventa “Re di Scozia”: conquista prima il Johnnie Walker Championship a Gleneagles, poi lo Scottish Open a Loch Lomond. In entrambi i tornei anche Francesco curiosamente resta in lotta per la vittoria fino alle ultime buche e chiude nella top 5. L’Italia ha ormai in pochi mesi iniziato ad innamorarsi del golf, ancor più rispetto ai tempi del grandissimo Costantino Rocca. Il capitano della Ryder Cup di quell’anno, Colin Montgomerie, guarda caso anche lui scozzese, è praticamente “costretto” a furor di popolo a chiamare Edoardo nel team europeo come una delle tre wild card a sua disposizione. Dodo raggiunge così Francesco, che si era qualificato di diritto. I due Molinari difendono insieme i colori dell’Europa che batte la squadra statunitense al Celtic Manor Resort in Galles in una delle Ryder Cup più combattute ed emozionanti degli ultimi anni. Edoardo pareggia il suo match in singolare contro un giovanissimo Rickie Fowler, che già allora faceva intravedere il fenomeno che noi tutti oggi abbiamo il piacere di ammirare in campo.
Nell’ottobre 2010 arriva anche il best ranking per Edoardo, numero 14 del mondo.
Alla fine del 2011, anno nel quale comunque arrivano alcuni buoni risultati, su tutti l’undicesimo posto al Masters, iniziano i problemi fisici. Un autentico calvario, che lo porta ad una prima operazione alla mano nel 2012 e ad un secondo intervento l’anno dopo. Tornare sarebbe dura per tutti, ma Molinari non molla ed inizia una lenta risalita, che nel 2014 ha il suo culmine in uno splendido secondo posto all’Open d’Irlanda, risultato che lo qualifica per il British Open concluso brillantemente con un settimo posto che lo riporta nei primi 100 giocatori del mondo. Il 2015 purtroppo si rivela un anno difficile, con tanti tagli mancati che lo costringono a doversi giocare la carta per lo European Tour, a rischio per lui dopo cinque anni, tramite lo stage finale della Qualifying School. Una vera e propria maratona di sei giri, per un totale di 108 estenuanti buche, che mette in palio 25 posti per la stagione successiva. A metà dell’ultimo giro Edoardo sembra ormai spacciato, ad un passo dal dover ricominciare con quel Challenge da lui vinto nel lontano 2009 e poi abbandonato per giocare ad un livello più alto, dove lui merita. Ma nelle seconde nove buche infila quattro birdie, per una straordinaria rimonta che gli consente di acciuffare l’ultimo punteggio disponibile per rientrare nella top 25. Non resterà negli annali come le sue principali vittorie, ma questo risultato è senza dubbio uno dei più belli, perché arrivato dopo tanta sofferenza e frustrazione data dall’essere impossibilitato a giocare come vorrebbe. Un’impresa sottolineata anche sui social dagli addetti ai lavori ma soprattutto dagli altri giocatori, che sono i primi a riconoscere il valore di Edoardo, seguendo quel concetto che gli anglosassoni esprimono con una frase: “form is temporary, but class is permament”.
I problemi fisici sono ormai solo un brutto ricordo, Edoardo festeggia oggi il suo 35° compleanno in Sudafrica, dove sta giocando lo Tshwane Open, facendo quello che sa fare meglio: praticare il golf dando tutto se stesso, cercando di migliorare per tornare al livello che sa di avere nella sacca come ha ampiamente dimostrato. Con la consueta dedizione e la stessa passione di quel bambino che a otto anni si divertiva al Circolo Golf Torino.