Quando si parla di grandi rimonte e grandi emozioni nella storia recente dello sport, gli appassionati di golf non possono che tornare con la memoria alla Ryder Cup 2012, trentanovesima edizione della sfida che ogni due anni mette di fronte Stati Uniti ed Europa. Un’edizione già entrata nell’immaginario collettivo come il “Miracolo di Medinah”, prendendo il nome dal Medinah Country Club in Illinois, dove si svolse la tre giorni di match. Da una parte gli Stati Uniti del capitano Davis Love III, dall’altra l’Europa di Josè Maria Olazabal: dodici giocatori per squadra, pronti a misurarsi in uno dei tornei più affascinanti del panorama sportivo mondiale. Come di consueto, nelle prime due giornate vanno di scena i doppi. Si gioca in casa degli Stati Uniti, che vogliono riprendersi la coppa persa due anni prima in Galles.
Il fattore del pubblico e soprattutto le condizioni del percorso (criticate dagli europei in quanto favorevoli ai giocatori molto “lunghi”) sembrano sorridere agli americani, che chiudono avanti 5-3 la prima giornata e allungano ulteriormente nella mattina del sabato portandosi sull’8-4. La situazione in casa Europa è sportivamente drammatica e tutto sembra andare a rotoli quando nel pomeriggio gli USA si involano sul 10-4: l’orgoglio europeo però porta la firma delle coppie formate da Sergio Garcia e Luke Donald e da Rory McIlroy e Ian Poulter. Quest’ultimo è protagonista di una prestazione super che permette agli uomini di Olazabal di vincere gli ultimi due match e accorciare sul 10-6 prima dei dodici singolari dell’ultima giornata. In campo per l’Europa c’è anche Francesco Molinari, alla seconda Ryder Cup in carriera dopo quella del 2010: l’azzurro però perde entrambi i doppi in cui viene schierato nelle prime due giornate.
La domenica mattina scendono in campo i dodici singolari, ognuno dei quali mette in palio un punto (diviso a metà in caso di pareggio). Agli Stati Uniti mancano quattro punti e mezzo per riportare a casa la Ryder Cup, mentre l’Europa deve conquistare otto punti su dodici per arrivare a 14 e mantenere il trofeo che in caso di pareggio rimane ai detentori. Data la posizione di svantaggio, gli europei schierano subito i pezzi grossi: i primi a scendere in campo sono infatti Donald, Poulter, McIlroy e Rose. Molinari viene posizionato nell’ultimo match ed è ancora una volta opposto a Tiger Woods.
L’inizio della giornata è esattamente quello voluto da Olazabal. L’Europa i primi quattro match: ancora una volta vittoriosi Luke Donald, Rory McIlroy e Ian Poulter, con quest’ultimo che si inventa un colpo straordinario alla 18 per battere Simpson e portare il punteggio sul 10-10. Gli Stati Uniti tornano avanti grazie a Dustin Johnson, ma nel mentre Justin Rose e Phil Mickelson danno vita ad un match memorabile che segna forse una delle tante svolte di questa giornata finale. Rose prima imbuca un putt per il birdie chilometrico alla 17 per riportare il match in parità, poi alla 18 trova un altro birdie che vale l’11-11 al termine di un vero e proprio spettacolo.
Siamo ormai nelle fasi caldissime, con sei match ancora in campo. Molinari sta lottando alla pari con Woods, mentre Zach Johnson riporta avanti gli USA ma Westwood batte Kuchar per il 12-12. Altra vittoria fondamentale è quella di Sergio Garcia, che rimonta nelle ultime due buche e batte in extremis Jim Furyk: per la prima volta dall’inizio del torneo l’Europa si porta in vantaggio, ma il successo di Dufner su Hanson porta il punteggio sul 13-13 lasciando tutto in mano agli ultimi due match. Il tedesco Martin Kaymer sfida il veterano Steve Stricker, poi c’è ancora Molinari in campo con Woods.
Il putt del trionfo arriva con Kaymer, che alla 18 imbuca per il par e vince il suo match garantendo il quattordicesimo punto all’Europa. La rimonta però viene completata pochi minuti dopo da Molinari, che conquista l’unico mezzo punto della sua settimana pareggiando contro Tiger Woods: l’Europa completa così il suo miracolo e chiude al punteggio di 14.5-13.5. E’ la Ryder Cup di Poulter (4 punti su 4) e di McIlroy e Rose che conquistano tre punti a testa: ma è soprattutto la Ryder Cup del “Miracolo di Medinah”, nel segno del campionissimo Severiano Ballesteros, prematuramente scomparso l’anno prima dopo una lotta con il cancro. Olazabal, in preda alla commozione, dedica il successo all’amico e compagno di tanti successi.