Max Verstappen è inarrestabile. Ancora una rimonta, stavolta dalla settima casella, per la quinta vittoria di fila che gli consegna sempre di più il secondo Mondiale di fila. E’ il suo primo acuto a Monza, nel Tempio della Velocità, parola quest’ultima che per troppi anni non è stata amica della Red Bull. Una vittoria nitida, perché l’olandese con qualsiasi gomma e in ciascun momento è stato il più veloce in pista, e nettamente. Ma è anche una vittoria offuscata, suo malgrado, dalla disastrosa gestione della Fia, che facendo il contrario di quanto visto ad Abu Dhabi lo scorso anno, è riuscita comunque a sbagliare, e di grosso, di fatto danneggiando la Ferrari nel Gran Premio d’Italia. E’ incredibile, ma vero: l’ottimo secondo posto di Leclerc, e l’ancor più strepitoso quarto posto di Sainz con una grandissima rimonta, diventano un risultato amaro per quello che poteva essere e che non è stato.
Il Gran Premio termina tra i fischi, e sono tutti indirizzati alla federazione, non di certo al pilota olandese che non ha fatto altro che dominare in lungo e in largo. Ma gli ultimi otto giri sono qualcosa di imbarazzante e difficilmente spiegabile. Leclerc provava a ricucire su Verstappen, ed era impossibile riprenderlo, Sainz invece poteva concretamente riportarsi sotto rispetto a Russell provando ad agguantare un buon podio. Invece, è davvero amaro quello che accade al giro 45, quando Daniel Ricciardo ferma la sua McLaren a bordo pista. Rottura per chi ha vinto appena un anno fa e a fine stagione toglierà invece il disturbo dal Circus, e a quel punto il circo è tutto da parte della Fia, che riesce a combinarne di ogni.
Ed è bene ricordare anche quello che era accaduto nei primi giri, quando Vettel causa bandiera gialla, che si trasforma in virtual safety car in ritardo, costringe Leclerc a rientrare al giro dopo con una situazione al limite e puntualmente la Ferrari è costretta a pagare per la propria scelta strategica, ritrovandosi con un pit stop anticipato e senza un gran guadagno in termini di secondi rispetto a Verstappen, visto che la virtual viene tolta presto e Leclerc vede sfumare cinque-sei secondi che avrebbero potuto far comodo.
A quel punto la gara è in mano a Verstappen, ma come detto poteva esserci una coda finale assai piccante. Peccato però che ci mettano un’eternità a mettere la safety car, ancora una volta con Leclerc già transitato e Russell subito dentro. In più, e questo è davvero inedito ed è in contrasto totale col regolamento, la vettura di sicurezza entra davanti allo stesso inglese della Mercedes, non davanti al leader, e per ricompattare il gruppone ci mette tantissimo. Gravissimo. Così come tantissimo ci mette la gru a tirar via la macchina di Ricciardo. Morale della favola: in otto giri non si riesce a far rientrare la Safety Car, con la macchina già spostata, ed è amarissimo il passaggio sotto alla bandiera a scacchi di Giacomo Agostini, con la Safety Car ancora dentro e spostata solo per non finire nelle foto. In questo modo, non è stata concessa una minima chance (sarebbe stato complicatissimo) a Leclerc su Verstappen, ma soprattutto viene negato il podio a Sainz che già senza l’incidente di Riccardo avrebbe forse ripreso Russell, e dopo safety di certo non avrebbe fatto altro che passare chi lo precedeva. Uno scandalo della Fia, che è riuscita a sbagliare in modo evidente con una gestione totalmente opposta a quella schizofrenica di Abu Dhabi: se la F1 migliora sempre più, la federazione non riesce a stare al passo.