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Questo può essere il più grosso dominio di sempre, lo dicono i numeri e quelli non mentono mai. Al giro di boa del Mondiale di F1 la dura, durissima realtà è che Max Verstappen ha già vinto il suo terzo Mondiale, anche se per l’aritmetica dovrà aspettare qualche gara, di questo passo non di più di quante sono le dita di una mano. Otto vittorie di fila, dieci in tutto, due secondi posti nelle dodici gare fin qui disputate, contando le sprint e i giri veloci ha lasciato per strada appena ventidue punti sul totale assegnabile di 336. 314 punti in classifica piloti, quasi il doppio di chi insegue, il compagno Sergio Perez, che sulla carta ha sì la stessa macchina, ma la simbiosi e la resa raggiunta dall’olandese è qualcosa che va oltre l’umano e gli consente di partire da qualsiasi posizione possibile della griglia e andare a vincere.
In Belgio, l’ennesimo capitolo: parte sesto, è primo dopo un terzo di gara, dà oltre venti secondi al traguardo al Checo. E figurarsi poi a tutti gli altri team, che gara dopo gara si stanno alternando nel ruolo di seconda forza, fattore che avvantaggia ancor di più gli austriaci e il due volte campione del mondo in carica, prossimo a diventare tricampione, ed è questione davvero di tempo: gli restano pochi record da battere, in primis quello di gare vinte consecutivamente, poi quello del totale di gare vinte in un anno (gli appartiene già, 15 la scorsa annata), infine, il titolo vinto in modo più rapido in una stagione. Se continua così, e non sembra esserci motivo affinché si interrompa questo dominio al rientro dalle vacanze, già a settembre potrebbe arrivare il Mondiale, e chissà che non ci ritroveremo ancora dinnanzi a primati su primati, dal numero di punti in una stagione agli obiettivi surreali sopra citati.
Agli altri, come detto, restano solo le briciole. La costanza della Mercedes, macchina non velocissima ma capace di restare sempre lì con almeno uno dei due piloti a ridosso della zona podio, l’Aston Martin razzo delle prime gare e deludente nelle ultime, la McLaren che ha fatto percorso inverso salendo di performance e divenendo seconda forza, anche se le scelte su setup e gomme a Spa sono state fallimentari. E poi, c’è la Ferrari, che sta incontrando difficoltà impreviste in questa stagione, facendo almeno un passo indietro sotto ogni aspetto rispetto allo scorso anno, ma che va in vacanza rinfrancata dopo due weekend neri. Tra Silverstone e soprattutto l’Ungheria, il Cavallino aveva toccato il fondo, risalendo invece in Belgio, dove il passo gara è confortante. La pole del venerdì ci dimostra che con le gomme soft questa vettura va e che è in grado di trovare velocità sul giro secco, anche se in realtà Verstappen, ma lui fa classifica a sé, aveva dato otto decimi a Leclerc.
Il quale, in gara, ha comunque massimizzato il risultato con un podio, il terzo della stagione a fronte degli zero di Sainz, ritirato per una mossa azzardata al via, che gli consente di guardare con un minimo di fiducia alla seconda parte della stagione. I problemi ci sono: lo stint con le medie è stato abbastanza negativo, specie rispetto, oltre che alla Red Bull, anche ad Hamilton, che andava due decimi al giro più veloce, ma per una volta è stato calcolato tutto alla perfezione, non ci sono stati pasticci ai box e anzi è stato possibile difendersi dai tentativi di undercut. Una Rossa consistente che ha ottenuto il massimo, cosa però non riuscita in troppe gare in questa stagione: l’obiettivo, ma sembra più un sogno al momento, è quello di non chiudere il Mondiale con zero vittorie, ma dipenderà anche molto da Verstappen, mentre l’imperativo categorico è confermarsi come seconda forza ovunque da fine agosto a novembre, salire con insistenza sul podio e guardare con ottimismo al 2024.
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