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Si era preso un sabato di pausa nella sprint, anche perché nel frattempo aveva vinto il Mondiale, ma alla domenica Max Verstappen, una volta raggiunto l’obiettivo, torna a martellare e festeggia il suo terzo titolo nell’unico modo che gli riesce bene, vale a dire dominando in lungo e in largo anche in una gara resa delicata da tre fattori, il caldo atroce, i track limits (ed è l’unico che da robot quale è non si fa pizzicare) e soprattutto la novità delle soste obbligate per il problema delle gomme sui cordoli. Nulla scalfisce l’olandese, che si prende anche il lusso di far segnare il giro veloce nel finale, quando forse era più saggio gestire con le McLaren comunque vicine. No, il classe 1997 è ormai in uno stato di strapotere che gli consente di riuscire in tutto quello che fa, da Re Mida la sua Red Bull è oro mentre quella di Perez sembra una Haas qualsiasi. Ha distrutto le ambizioni di Checo, ha sbaragliato la concorrenza, ha fatto sembrare tutto facile. E ha raggiunto quota 14 vittorie in 17 gare, qualcosa di irreale e un altro record che è prossimo a cadere.
Una gara resta anomala dalle direttive sulla vita delle gomme, e sui giri da poter percorrere con ogni set, al massimo diciotto. E’ stato un continuo calcolare il giro del pit-stop, addirittura tre per ogni pilota, ha sparigliato un po’ le carte ma alla fine se questo format vuole essere riproposto anche in gare in cui non sono le condizioni di sicurezza a richiederlo, servirà ragionarci su bene. Tra le cose che sfuggono alla ragione, invece, è il disastro combinato dalla Mercedes, che poteva blindare o quasi il secondo posto nei costruttori e che invece alla prima curva perde Hamilton e manda Russell ai box e al quattordicesimo posto, quando col potenziale mostrato avrebbero potuto certo lottare per il doppio podio. I compagni che si toccano per troppa ambizione, Hamilton che ha sicuramente esagerato, Russell che per la sua età non può certo essere più prudente e ragionatore del compagno sette volte campione. Un patatrac non da poco, visto che la Ferrari in pista era innanzitutto dimezzata, con Sainz rimasto clamorosamente ai box per un problema alla sua vettura, e Charles Leclerc che soltanto negli ultimi giri, a cose ormai fatte, ha trovato un po’ di ritmo. Una Rossa assai triste, che dalla vittoria di Singapore non ha tratto vigore e slancio ma solo passi indietro, ma che in fin dei conti può dirsi soddisfatta – ma per gli harakiri altrui – del quinto posto, massimizzando da quarta forza oggi in pista, e di aver solo perso due punti dalla scuderia con cui si gioca il secondo posto nei costruttori. Non basta e non può bastare, anche perché ormai la seconda forza stabile è una McLaren cresciuta a tal punto da continuare a salire sul podio (Piastri eccezionale, Norris pure e forse un po’ sacrificato) senza che questo sia ormai una sorpresa per tutti.
Una chiosa sulle condizioni estreme della gara: correre in notturna non è bastato a evitare scene mai viste o che non si vedevano da tempo. Un ritiro addirittura per la spossatezza, quello di Logan Sargeant, quasi pudico nel chiedere il permesso al box Williams, e quanto fatto da Norris e Russell, che hanno tolto le mani dal volante rovente per provare a respirare, oltre alla visiera abbassata e alzata di continuo per far entrare aria. Il prossimo anno, su questa pista, servirà trovare la quadratura su molti aspetti.
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