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Max Verstappen, e chi se no, anche in Brasile. O meglio, di nuovo in Brasile, perché dopo aver vinto ieri nella sprint si ripete anche nella gara standard della domenica, anche se come accade da qualche weekend non lo fa dominando, del resto in Red Bull non hanno più alcun obiettivo per cui valga la pena di portare chissà quali aggiornamenti, ma dovendo lottare per tenere a bada il solito Lando Norris, al quale davvero manca solo la prima vittoria per diventare a tutti gli effetti uno dei big. L’olandese trionfa, parte benissimo sia nella partenza quella vera, dove era da solo lì in prima fila, che in quella successiva alla bandiera rossa, gestisce, teme di dover forse sorpassare nel finale per riprendersi il primo posto, poi la pazza idea che forse aveva sfiorato le menti nel box McLaren lascia spazio a un saggio secondo posto comodo più il punticino aggiuntivo del giro veloce. Ecco, un’altra mancanza per Max: se ne farà una ragione.
Il vero eroe di giornata a Interlagos, però, è uno scatenato Fernando Alonso. Se negli scorsi weekend non lo era stato, colpa senz’altro della macchina, tra problemi di affidabilità e un importante calo di performance da dopo la pausa estiva in avanti. A San Paolo, però, l’Aston Martin torna a vita e con la sua trazione eccezionale riesce a consentire, complice la partenza da P3-P4 dei suoi piloti, di salire sul podio con l’asturiano e di chiudere quinto con il redivivo Stroll. Ma quel che fa lo spagnolo è semplicemente da applausi: a 42 anni si prende gioco di Perez, lo tiene dietro per un numero di giri superiore a qualsiasi altro pilota al suo posto, poi cede nell’ultimissimo giro salvo poi trovare il coraggio, e certo al vecchio leone non gli manca, di andare a riprendersi la posizione, difendendola per mezzo centesimo in volata sul traguardo. Che masterclass del due volte campione, che traccia il solco tra chi appunto è una leggenda di questo sport e chi è un buon pilota che vive un momento difficile. E dire che il messicano qui c’era proprio piaciuto, ma probabilmente questo podio mancato fa forse più male di tutte le precedenti gare in cui ne ha combinate di ogni.
In ogni caso, la più delusa è senz’altro la Ferrari. Charles Leclerc è ormai un tutt’uno con la sfortuna, ma il guasto alla sua Ferrari emerso durante il giro di formazione è uno dei punti più bassi del suo rapporto per nulla idilliaco in questa stagione con la possibilità di portare a casa gare positive. Partiva dalla prima fila, si ritrova a non poter competere, a muro ancor prima del via e con tanta rabbia. Lourdes invocata dal monegasco probabilmente in questo momento non basterebbe nemmeno, e la rabbia è tantissima, tanto più che la Mercedes è colata a picco lì dove ha vinto l’ultima gara degli ultimi due anni e si sarebbero potuti guadagnare tanti, tantissimi punti sulle Frecce d’Argento, quasi agguantandole in classifica costruttori. Invece, Sainz rimane l’unica Rossa in pista, che fatica tantissimo con la rossa ma con la media trova il passo giusto per far riaccendere un po’ di speranza. Alla fine arriva un sesto posto, forse il miglior risultato possibile ma pur sempre con una vettura quarta forza in pista dopo Red Bull, McLaren e Aston Martin. Meglio della Mercedes, nettamente, con Russell che si ritira e Hamilton ottavo, si recuperano così quattro punti e si va a -20 con due gare ancora in calendario, ma che spreco non aver potuto contare anche su Leclerc oggi.
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