[the_ad id=”445341″]
Una gara rovinata dal giro uno o quasi per entrambi, in un caso per colpe proprie (almeno secondo i commissari), nell’altro caso causa speronamento altrui, ma con una rimonta resa molto complicata da continui rimescolamenti di carte e dal fatto che davanti c’era una Mercedes tornata a livelli stellari. Le performance in Brasile di Max Verstappen e Charles Leclerc in Brasile sarebbero di per sé già sovrapponibili se teniamo conto di questi aspetti, ma nel finale entrambi, due fenomeni, sia chiaro, si sono resi protagonisti di due cadute di stile evitabili, anche se comunque giustificabili per la mentalità di un pilota che aspira al massimo.
Per l’olandese, va detto, non c’è più nulla da conquistare. Come Alessandro Magno, ha già preso tutto quello che poteva prendere: la vittoria del suo secondo Mondiale in Giappone, il titolo costruttori con la “maggioranza delle quote” a Singapore, il record di gare vinte in uno stesso Mondiale in Messico. Ma l’ambizione del classe 1997 è sconfinata ed è anche per questo che un anno fa rese possibile quello che sembrava impossibile. Il confine con l’arroganza e la mancanza di rispetto verso il suo scudiero Perez, però, è assai labile, ed è abbastanza chiaro come non aver scambiato una misera sesta posizione con la settima sia stato deprecabile.
Tanto più che dal muretto gli hanno detto chiaramente per due volte di farlo. Sarebbe stato giustificabile qualora avesse passato Alonso e si fosse gettato all’inseguimento degli altri, ma così non è stato perché in Brasile la Red Bull difettava nel passo, con qualsiasi gomma e in qualsiasi stint, e improvvisamente è diventata meno prestazionale della Mercedes. Max l’ha fatta pagare a Checo per qualche episodio durante la stagione, specie a cavallo tra Barcellona e Monaco: Super Max si è legato tutto al dito, ma si è forse dimenticato che il messicano più di una volta lo ha aiutato in questa e nella scorsa stagione.
Il team austriaco non sarà affatto contento, anche se ha gestito male le strategie per il suo secondo pilota, che nel finale dopo la safety car è stato l’unico a ritrovarsi con gomme gialle contro le rosse degli altri, ed è stato sverniciato. Adesso per lui sarà più dura tenere la seconda posizione, così come arduo è per la Red Bull redarguire o prendersela con il loro campione.
Situazione borderline anche in casa Ferrari, con l’ottimo podio conquistato da un Sainz sempre solido e sul pezzo, ma con le richieste, quasi un grido d’aiuto inascoltato, di Charles Leclerc per invertire la posizione. Il monegasco supplica il team, ma non era assolutamente possibile chiedere allo spagnolo di cedere un podio, tanto più che il margine era di tre secondi, e i due non erano concretamente in lotta.
Leclerc chiede, spera di essere considerato senza se e senza ma la prima guida per la quale l’altro deve sacrificarsi, così non può essere, non stavolta. Anche lui dunque esagera, dovendo fare i conti con la gara rovinata da Norris e anche un po’ dalla sua impazienza nel passare il britannico. Ora testa ad Abu Dhabi, dove con una vittoria sarà certo del secondo posto nel Mondiale, la consolazione per una prima parte di stagione esaltante e una seconda sotto la sufficienza.
Le beghe dei due team non devono però far passare in secondo piano, anzi, il capolavoro in casa Mercedes. La famosa direttiva di metà stagione ha aiutato il team a risollevarsi, ricordiamoci che perdevano un secondo al giro nella prima metà del campionato. Dalla pausa in avanti una crescita costante ha portato Hamilton e Russell a poter concretamente giocare per la vittoria. Ed è il più giovane dei due, con un nuovo smacco nei confronti del sette volte campione, a coronare il sogno che ciascun pilota ha e che proprio la Mercedes, due anni fa a causa di un errore umano al cambio gomme, gli aveva tolto quando correva al posto di Hamilton con il Covid.
Stavolta la vittoria è sua, l’accoppiata sprint e gara standard a Interlagos da dominatore, e per la scuderia la soddisfazione di una doppietta che sa di altri tempi, recenti ma che sembravano perduti. E’ un fenomeno George, ora anche l’albo d’oro lo testimonia, e pazienza se Lewis, che sorride nel paese che gli ha dato la cittadinanza onoraria, dentro sia un leone in gabbia. Ad ogni modo, ad Abu Dhabi potrà vincere, ottenere il record di almeno un successo in ogni stagione e cancellare in parte quanto accaduto lo scorso anno.
[the_ad id=”1049643″]
[the_ad id=”668943″]
[the_ad id=”676180″]