[the_ad id=”445341″]
Sono 15 (record eguagliato), ma questa è diversa dalle altre. E per le sue reazioni isteriche nei team radio e per il sorriso forzato a fine gara, non deve essere piaciuta più di tanto a Max Verstappen. Ma ad Austin, arriva una vittoria importantissima per il tre volte campione del mondo, che forse si era dimenticato cosa vuol dire sudarsela fino in fondo, rischiare, dover prendere decisioni e lottare con gli altri. Di solito, venti-trenta secondi di gap e gara a sé, a questo spesso ci si abitua presto e tornare indietro non è facile. Negli Stati Uniti, in modo abbastanza sorprendente rispetto a quanto visto nella sprint di ieri, l’operazione rimonta c’è, ma va a rilento: l’olandese è coraggioso nel passare senza indugi, soprattutto su Leclerc, bravo nel portarsi al comando, poi però non apre il gap che ci si poteva aspettare e negli ultimissimi giri rischia persino la gran rimonta di Hamilton, che dal canto suo non sa come accogliere questo secondo posto. Mai come oggi, infatti, il vecchio leone britannico è andato vicino alla vittoria che gli manca da quell’incredibile rush finale del 2021: la Mercedes, nettamente rivoluzionata oggi, ha funzionato bene, ma di fatto buttano via dal muretto una possibile vittoria per due giri di indugi prima del pit stop. Cinque secondi persi, gap di due alla bandiera a scacchi…
Sul podio anche Lando Norris, che alla fine sa che meglio non si poteva. L’ottima partenza con posizione presa a Leclerc e la leadership della gara per diversi giri sono state una bella soddisfazione, anche se questa maledetta prima vittoria non arriva. Ben presto, però, è apparso chiaro anche a chi ci aveva provato che la strategia a una sosta sarebbe stata insormontabile. Del resto, a far insospettire tutti poteva essere la scelta Red Bull, che si era preclusa ogni chance di singolo stop montando di nuovo le medie. Gli altri, c’hanno provato, c’hanno sbattuto e hanno cambiato in corsa, salendo sul podio, tutti hanno fatto mea culpa meno la Ferrari, che ha allungato il più possibile con Leclerc inseguendo una chimera e alla fine rovinandogli la gara, con tanto di team radio polemico e posizioni perse a gogo, per fortuna non quella su Russell arrivato a tre decimi.
Alla fine Sainz chiude in quarta posizione, e non è un risultato da buttar via, ma poteva essere P4-P5 se con coraggio si fosse stabilito di tenere davanti il monegasco. Lo spagnolo, infatti, probabilmente avrebbe conservato la posizione su Perez, che da mesi non è un fulmine di guerra e con cui le prestazioni e la vita delle gomme erano in linea, in questo modo arrivano due punti persi in classifica piloti che fanno male nel raffronto con Mercedes, che dal canto suo ne ottiene quattro in più. Bene diversificare, ma questa volta non ha pagato: Vasseur ha portato più coraggio e consapevolezza, il problema è che quando si è quarta forza in pista c’è poco da discutere e molto da lavorare. Menzione finale, se la merita, per Yuki Tsunoda: al decimo posto, già non banale, aggiunge la grande intuizione AlphaTauri di fargli tentare il giro veloce. Se lo prende e sono due punti in saccoccia per il giapponese.
[the_ad id=”1049643″]
[the_ad id=”668943″]
[the_ad id=”676180″]