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Una stagione disastrosa, interlocutoria (e diventano ormai troppe), con alti e bassi spesso non preventivabili in un senso e nell’altro, in una sola parola ingiudicabile, ha ora il suo culmine per la Ferrari nel Gran Premio di casa, quello di Monza, dove il Cavallino guarda tutti dall’alto con 19 vittorie nella storia del Mondiale. Una storia che però negli ultimi quindici anni fa registrare drammaticamente un solo successo, quello di Charles Leclerc nel 2019, e il monegasco arriva all’appuntamento più atteso col morale sotto i tacchi, con il ritiro in Olanda dopo una serie di sfortunati eventi, a cominciare dal suo errore – non certo il primo – in qualifica, dal fatto di dover schivare i rivali partendo nella pancia del gruppo senza riuscirci danneggiando ala e fondo, dai soliti pasticci ai box con la sua chiamata che risulta come tardiva ma basata sull’idea giusta, quella di anticipare la concorrenza passando alle intermedie. Quei tredici secondi di vigile attesa in piazzola bruciano tantissimo, aver ritirato la macchina al giro 43 pure, e chissà che nell’appuntamento di casa tra pochi giorni non si possa trasformare la rabbia in linfa vitale per puntare al podio insieme a Sainz. E’ chiaro, serviranno aggiornamenti, e quelli sono stati promessi, perché fallire anche a Monza sarebbe la pietra tombale su quella che rischia di essere una delle stagioni peggiori di sempre.
Il candidato numero uno e forse anche l’unico per la vittoria è ovviamente Max Verstappen, pronto a staccare Vettel e a tenere in solitaria il record di successi consecutivi. Con la vittoria a casa sua in Olanda ha fatto nove di fila, undici nella stagione con due secondi posti, qualcosa di mai visto in F1. Un dominio surreale, una simbiosi pazzesca tra la vettura e il pilota, dimostrata anche dalle difficoltà che invece vive il Checo Perez. E a Monza, a casa della Ferrari, si punta all’ennesimo trionfo, e ci sono tutte le carte in regola per metterlo in pratica, anche se ci si aspetta un salto di qualità dal Cavallino e anche da una Mercedes che continua a buttar via podi. Magari la Ferrari farà come nel 1988, quando Berger vinse a Monza in una delle stagioni peggiori della scuderia di Maranello, tra l’altro pochi giorni dopo la morte di Enzo Ferrari, una delle magnifiche diciannove vittorie, cinque di queste firmate Michael Schumacher, la penultima, nel 2010, da Fernando Alonso, secondo a Zandvoort e voglioso a tutti i costi di tornare sul gradino più alto del podio in F1.
Veniamo alle caratteristiche del tracciato più iconico del Mondiale, il Tempio della Velocità che da sempre costituisce il battesimo del fuoco per i piloti del Circus. 5.793 metri da percorrere per 53 giri, un circuito velocissimo che dunque spingerà come ogni anno i team a preparare vetture scariche a livello aerodinamico. Conta il motore qui, si sa, e almeno da quello la Ferrari si attende tanto sui tanti tratti veloci. I sorpassi come sempre sono molto frequenti, con ben quattro lunghi rettilinei. La chiosa, al solito, con gli pneumatici. Considerando un degrado che ci si attende come assai contenuto, Pirelli ha deciso di portare i compound più morbidi della gamma, dunque C3-C4-C5 per hard-medie-soft, una scelta in controtendenza rispetto allo scorso anno dove si portarono C2-C3-C4. Non solo: torna anche il format sperimentale delle qualifiche, per cui il Q1 si farà con hard, il Q2 con medie, il Q3 con le soft, obbligatoriamente. Appuntamento dall’1 al 3 settembre.
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