Piloti allo stremo, persino Max Verstappen, che però è quello che soffre meno e che domina ancora una volta. Distacchi non epocali, dovuti anche alle strategie costrette dal cambio gomme dopo diciotto giri al massimo per i problemi riscontrati da Pirelli, ma alla fine c’è poco da discutere: 14 vittorie in 17 gare, il Mondiale vinto sabato e festeggiato l’indomani con l’ennesimo trionfo che avvicina altri record. Il tre volte campione non risente della fatica, è l’unico a non subire giri cancellati per i track limits, è ormai un robot assoluto che ha trovato una simbiosi con la Red Bull ormai a livelli eclatanti, e la gara disastrata di Perez, in una stagione altrettanto disastrata, lo dimostra. Insomma, non ci sono più aggettivi per Super Max, solo inchinarsi al suo strapotere.
Ma la gara del Qatar ha detto anche altro. Una seconda edizione funestata dalle condizioni difficili, quasi estreme: dai cordoli piramidali che hanno costretto Pirelli a correre ai ripari obbligando la Fia a chiedere tre pit-stop ai team, passando per il caldo che ha mietuto, metaforicamente, diverse vittime. Da Ocon che ha vomitato nel suo abitacolo intorno al giro quindici a Stroll svenuto una volta uscito dalla sua vettura, fino al caso più eclatante, quello di Sargeant che ha chiesto e ottenuto di fermarsi a quindici giri dalla fine perché semplicemente non ce la faceva più. E poi, le visiere aperte e abbassate, le mani di Norris e Russell che si staccano dal volante rovente, servono provvedimenti perché i soldi non possono comprare anche la salute e la sicurezza dei veri protagonisti del Circus, i piloti.
Venendo invece all’analisi prestazionale, Qatar amarissimo per la Ferrari e davvero indigesto. Una Rossa dimezzata, visto che Sainz non è nemmeno partito per dei problemi in extremis, e Charles Leclerc, quinto al traguardo, ha vissuto una gara anonima che si è accesa soltanto negli ultimissimi giri, quando ha sfiorato il giro veloce con gomme usate. Nel primo stint con le medie, quello più indicativo per fare un parallelismo con gli altri, il monegasco ha girato più lento – e questo è ovvio – rispetto a Verstappen di otto decimi al giro, ma anche le due McLaren e Russell con l’unica Mercedes rimasta in pista dopo il disastroso schianto fratricida con Hamilton, sono state più veloci del Cavallino, dunque tristemente quarta forza in pista. Per fortuna, però, il botto al via delle Frecce d’Argento fa sì che il bottino sia meno drammatico del previsto: appena due punti persi in chiave secondo posto nei costruttori, anche se i distacchi monstre dalla McLaren e il fatto che Russell, finito quattordicesimo dopo il primo giro sia comunque arrivato davanti a Leclerc, deve far riflettere. Dopo Singapore, due gare orribili tra Giappone e Qatar, e l’auspicio per la trasferta americana è che si possa cambiare registro.