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Messico e nuvole, nere, sulla Red Bull per il caso budget cap. In attesa di capire quale sarà la punizione per il team austriaco per aver sforato il tetto di spesa, si fa tappa per questo atteso back-to-back di F1 dopo Austin a Città del Messico, dove Verstappen ci arriva già da campione del mondo, come del resto in Texas, ma anche alla guida della scuderia che si è aggiudicata dopo nove anni il titolo costruttori. Che, per questa gara numero venti della stagione sul circuito Hermanos Hernandez, proverà probabilmente a regalare un po’ di luce dei riflettori in più a Sergio Perez, padrone di casa e idolo dei tifosi, che ha già vinto due volte quest’anno e che, tra alti e bassi, ha aiutato più volte l’olandese ad agguantare il titolo dominando la stagione.
Si corre a 2.300 metri sul livello del mare, in una pista molto spettacolare che rimase però fuori dal calendario per ben ventitré anni, dal 1992 al 2015. Troppo, troppo tempo, fortuna che con la riprogettazione di Tilke si sia riuscito a riportare nel Mondiale questo appuntamento su un tracciato adesso molto veloce, con un misto di settori recenti più tecnici e lenti: rispetto della tradizione e modifiche per lo spettacolo, in Messico ci si diverte, anche grazie al lunghissimo rettilineo di partenza di ben oltre un km.
4.304 metri per percorrere un giro, diciassette curve e la pit lane da 650 metri che è la più lunga della stagione. Come Monza, si tratta di uno dei circuiti più veloci della stagione, ma l’altitudine porterà i team a dover valutare attentamente le configurazioni sul carico aerodinamico. Fondamentale il motore, che viene particolarmente stressato a questa altezza sul livello del mare, così come l’aria rarefatta può essere un tranello dietro l’angolo per l’impianto frenante.
Come ci arrivano i piloti? In casa Red Bull alla grande, visto che da settimane non si fa altro che festeggiare qualcosa. Appare chiaro come la ciliegina sulla torta, per far tutti felici, potrebbe essere il trionfo di Checo in casa, ma Verstappen ha già dimostrato con Hamilton negli Usa di essere il solito cannibale e soprattutto vuole sfruttare le tre gare rimanenti per vincerne almeno una e diventare il pilota di F1 con più vittorie in una singola stagione, visto che attualmente condivide il record con Vettel e Schumacher.
La Ferrari ci arriva conscia dei miglioramenti avuti sotto tanti aspetti, Leclerc e Sainz sanno che stavolta una buona qualifica può essere convertita in una gara vincente (troppe poche quattro vittorie su diciannove gare con una macchina così prestazionale al sabato), ma c’è da considerare l’aspetto della gestione delle gomme, per il quale negli ultimi GP si è fatta davvero tanta, troppa fatica. Chiudiamo proprio con le scelte Pirelli per la gara messicana: anche qui verranno portati i compound mediani della gamma, C2 per le hard, C3 per le medium e C4 per le soft.
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