Inizia un avvincente Mondiale di F1 e la Ferrari vuole recitare il ruolo da protagonista. Dopo i test, pare abbastanza evidente come i rapporti di forza potrebbero essere rimasti immutati rispetto allo scorso anno nei confronti della Red Bull, ma c’è tempo di far emergere il potenziale di una Rossa che pare già abbastanza prestazionale seppur tra luci e ombre. Una macchina indecifrabile in Bahrain, che forse ha nascosto qualcosa rispetto al team austriaco che ha invece mostrato tutto – ed è tanta roba – quanto a propria disposizione. La SF-23 pare già una vettura affidabile e veloce, forse un po’ nervosa per i due piloti a caccia della giusta familiarità al volante e comunque al momento indietro rispetto alla Red Bull per quanto si è visto nella tre giorni dello scorso weekend. Può anche rivelarsi una macchina vincente? Difficile dirlo, ma non bisogna commettere l’errore dell’anno scorso, quando dopo l’avvio straordinario all’interno del Cavallino sono stati commessi troppo errori.
Proprio per questo, promossi i due piloti, sono cambiati i vertici sportivi. Via il team principal Binotto, via Rueda alle strategie. Arriva Frederic Vasseur, esperto nuovo team principal di Maranello reduce dalle annate in Alfa Romeo. E’ l’uomo giusto al momento giusto e nel posto giusto? Risposta impossibile a marzo, ne sapremo di più quando le giornate si allungheranno. Di certo, c’è che le ambizioni sono alte, si vuole vincere dopo quindici anni di digiuno assoluto. E Charles Leclerc è pronto a riportare il titolo alla Ferrari. Conscio che bisogna ancora migliorare e che anche lo stesso pilota deve limare alcuni difetti e commettere meno errori.
E poi, c’è Carlos Sainz: lo scorso anno alti e bassi, una confidenza con la vettura trovata soltanto a sprazzi, ma tanta solidità, la prima vittoria e le prime pole. E’ per questo che lo spagnolo pretende – a ragione – di non essere considerato la seconda guida della Ferrari, volendosi piuttosto giocare le proprie carte alla pari. Ed è giusto così, visto che il Cavallino vanta due piloti di alto livello. C’è però da riflettere sull’utilità di non stabilire le gerarchie, neanche in una fase successiva alle primissime gare, un po’ come (non) accaduto lo scorso anno: il rischio di togliersi punti a vicenda e di favorire ancora Max Verstappen, che sa di partire dieci spanne avanti rispetto a Perez, è concreto, e se la macchina dovesse rivelarsi competitiva, sarebbe un vero peccato gettar via un’altra stagione per la troppa timidezza nelle scelte. Dualismo sì, stesse possibilità a entrambi, ma non a oltranza.