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Dopo il Texas, ecco il Messico. Si scende di qualche km sul territorio americano e in back-to-back si corre una delle gare più affascinanti della stagione, sempre ricca di pubblico e spettacolo, quella sul circuito dedicato ai fratelli Hernandez. La Ferrari ci arriva reduce da un weekend statunitense che, nonostante i sei punti rosicchiati alla Mercedes, ma più che altro per le disgrazie altrui, ha faticato tanto ed è stata ancora la quarta vettura in pista, al di là delle qualifiche del venerdì con tanto di pole per Leclerc, poi addirittura squalificato domenica dopo che la sua gara era stata comunque rovinata dall’errore di strategia del muretto, con Sainz che è invece salito sul podio dopo l’altra squalifica per Hamilton.
Serve il pronto riscatto, perché le difficoltà non si possono certo nascondere sotto il tappeto in queste ultime quattro corse stagionali, ma se si vuole il secondo posto nella classifica costruttori bisogna tornare seconda forza in pista, e per tutto il weekend, che torna standard dopo le due sprint. Obiettivo podio, dunque, perché la vittoria la vuol prenotare ancora una volta Max Verstappen, che ha già eguagliato se stesso negli Usa, con quindici vittorie stagionali, e ha ora quattro gare a disposizione per il nuovo record di sempre. E chissà che sulla pista di casa, all’improvviso, Sergio Perez non possa ritrovare se stesso dopo una seconda parte di stagione disastrosa nella quale sta seriamente rischiando il sedile.
Si corre a 2.300 metri sul livello del mare, si tratta di un circuito molto spettacolare che rimase però fuori dal calendario per ben ventitré anni, dal 1992 al 2015. Nel frattempo, con la riprogettazione di Tilke, si è riusciti per fortuna a far rientrare nel Mondiale questo appuntamento su un tracciato adesso molto veloce, con un misto di settori recenti più tecnici e lenti: rispetto della tradizione e modifiche per lo spettacolo, in Messico ci si diverte e tanto, specie in virtù del lunghissimo rettilineo di partenza lungo oltre un km. 4.304 metri la lunghezza di ciascun giro, diciassette le curve con la pit lane da 650 metri che è la più lunga della stagione.
Sulla falsariga di Monza, si tratta di uno dei circuiti più veloci della stagione, l’altitudine però porterà i team a dover valutare con molta attenzione come configurare la vettura sul piano aerodinamico. Sarà fondamentale il motore, che viene particolarmente stressato a questa altezza sul livello del mare e che a fine stagione può riservare qualche tiro mancino, così come l’aria rarefatta potrebbe essere una sfida per l’impianto frenante. Veniamo infine alle scelte Pirelli per la gara messicana: c’è una modifica rispetto allo scorso anno, in cui furono portati i compound mediani della gamma, mentre in questa stagione si vira sulle mescole più soffici, e dunque C3 per le hard, C4 per le medium, C5 per le soft.
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