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Si cambia l’ordine degli addendi, del resto Max partiva dalla P15, il risultato però non cambia rispetto al Bahrain. La Red Bull domina anche in Arabia Saudita e si prende la doppietta, stavolta con Verstappen che abdica rispetto a Sergio Perez, in pole ieri e, al di là della solita partenza a rilento, oggi protagonista di una bella gara condotta per larghissimi tratti e in cui è stato bravo a non far avvicinare il campione del mondo nel finale, quando poi alcuni scricchiolii a entrambe le vetture hanno cristallizzato le posizioni, non senza però che l’olandese si prodigasse nell’ennesimo sgarbo nei confronti di Checo: giro veloce tolto all’ultimo giro, nonostante le raccomandazioni del team su evitare rischi, ed ecco che da Perez primo nel Mondiale con un punto su Verstappen all’esatto opposto. Un po’ di fortuna per l’olandese, che può completare la sua grande rimonta grazie a una safety car disposta in modo folle dalla direzione di gara per l’incidente di Stroll: la fortuna aiuta gli audaci, ma le scelte dei commissari dovrebbero essere più ponderate, o quantomeno uniformi di gara in gara.
Dietro gli dei della scuderia austriaca, di fatto ingiocabile e di un altro pianeta rispetto a tutte le altre, c’è a sorpresa una Mercedes, quella di George Russell, che si ritrova catapultato sul podio solo virtuale, perché ci sale Alonso prima di essere penalizzato per una follia dell’Aston Martin che si dimentica di un cavillo del regolamento e costringe l’asturiano a vedersi sottratto il centesimo podio in carriera in F1. E’ comunque quarto, a sandwich con l’altra Freccia d’Argento di un Lewis Hamilton invece molto remissivo, e questo vuol dire comunque che il ruolo di outsider se lo giocano proprio i due team inglesi.
E la Ferrari? Di fatto non pervenuta. Gara anonima da inizio e fine, con l’onta del sorpasso di Stroll subito nei primi giri in modo elementare, per Carlos Sainz, mai davvero veloce come si richiede allo spagnolo, di rimonta e combattiva quella di Charles Leclerc, che però nel finale paga lo scotto e anche lui si assesta su tempi per nulla esaltanti. Le premesse di inizio stagione erano ben altre, e se è vero che la pretesa non era di competere fin da subito con le perfette Red Bull, di certo la sesta e settima posizione, frutto anche della sfortuna con la safety car, sono una mazzata per le ambizioni del Cavallino. Vasseur alla Binotto, “dobbiamo capire”, c’è tempo giusto due settimane per ritrovare competitività e velocità in Australia, dove quello del doppio podio non deve essere solo un sogno ma un imperativo.
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