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Veloce in qualifica, veloce in gara. E praticamente come Verstappen. Non è certo la Ferrari, che fin qui non è riuscita mai ad azzeccare sia il sabato che la domenica – men che mai a Silverstone – ma una McLaren che ora può sognare. Gli aggiornamenti hanno trasformato una macchina in estrema difficoltà in una vettura in grado di assurgere al ruolo di outsider della Red Bull, anche se bisognerà metterla alla prova sulle prossime piste, a cominciare dall’Ungheria diversissima dalla Gran Bretagna, per capire se il lavoro di Stella e dei suoi sia riuscito a far sì che ora il due volte campione del mondo olandese possa cominciare a entrare in un’ottica di idee per cui da qui a fine campionato, qualche gara, potrebbe pure non vincerla.
Intanto, Super Max ieri ha fatto otto su dieci, la Red Bull ancora in en-plein con le due vittorie di un Perez ormai disperso. Verstappen continua a rendere simbiotico il suo rapporto con la vettura, ma ieri abbiamo assistito a un paio di novità : la partenza non buona, Norris che gli si mette davanti e per qualche giro lo tiene pure a bada, prima di arrendersi in modo forse eccessivo. E poi, nel finale, l’incredibile passo delle McLaren con le gomme hard che tenevano testa all’alfiere degli austriaci che montava le soft. Insomma, quello che fin qui a una Ferrari che pareva in crescita non era mai riuscito, è riuscito in parte allo storico team di Woking. Quando il lavoro paga, insomma, anche se c’è da verificare prima della pausa estiva se davvero si è creato un solco con le altre, e per altre intendiamo anche la Mercedes, che azzecca sempre le strategie ma paga in velocità (Hamilton trova un podio beffa per Russell ancor più che per il povero Piastri) e per l’Aston Martin che ormai da tre gare sembra avere imboccato un tunnel dritto dritto verso il pacchetto di mischia, con percorso opposto rispetto alla McLaren.
Ferrari che invece fa i conti con difficoltà eccessive e forse impronosticabili. Se da una parte è vero che con le sue curve veloci il circuito di Silverstone non era il più adatto per il Cavallino, d’altro canto è inaccettabile chiudere in nona e decima posizione, anche in virtù di un paio di errori che sono risultati fatali. Perché fermare Leclerc così presto, esponendosi alla strategia a una sosta delle altre? Specie con un Russell che, ovviamente, poi non si è fermato, visto che le sue soft non avevano il minimo degrado. Perché non montare le rosse? E’ vero, Leclerc aveva un altro set di medie nuove, ma d’altro canto la gomma più soffice è stata usata da tutti i team e specie con una strategia a due soste (la seconda per fortuna in regime di Safety Car, dove però si sono perse ulteriori posizioni perché c’era chi si era fermato poco prima con una sola sosta) si poteva puntare a uno stint finale con le rosse, magari montando prima ulteriori medie anziché le hard disastrose. La verità è che con le medie Leclerc perdeva sì decimi ogni giro nei confronti di Verstappen e delle McLaren, ma stava incrementando il suo margine nei confronti di chi seguiva, e poteva così tenere agevolmente il quarto posto cambiando poi le gomme (evitare le hard è solo un discorso da senno di poi) insieme agli altri, nella finestra giusta. Sainz, invece, se la gioca discretamente bene, ma alla ripartenza viene infilato da tre macchine nello stesso settore. Insomma, tra errori dei piloti e del team, il passo indietro non è uno, come ci si poteva aspettare qui dopo l’Austria, ma sono almeno tre. Delusione totale e tanta voglia di riscatto, a cominciare da Budapest che potrebbe essere una gara amica per una scuderia che spesso è però nemica di se stessa.
Analizzando il passo gara, Verstappen non è scappato questa volta, ma la McLaren con Norris ha perso in media tre decimi al giro. Rispetto alle precedenti gare, è qualcosa di incredibile per questo team. Terza forza la Mercedes, che ha pagato mezzo secondo al giro al leader, la Ferrari scivola quarta nei rapporti di forza con Leclerc che, complice anche la hard che è stato un flop senza pari, ha ceduto sette decimi ogni giro. In sostanza, la Ferrari continua ad avere problemi di tyre management, in più si è aggiunta la performance inaspettata della McLaren, la Safety Car a sparigliare le carte, un’eccessiva prudenza e voglia di difendersi più che di attaccare: ed è così che arrivano un P9 e P10 che feriscono i tifosi.
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