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La Ferrari lancia dall’Austria la sua operazione rimonta. Lo fa con una vittoria inequivocabile e netta di Charles Leclerc, anche se messa a repentaglio da un problema all’acceleratore nel finale. Il monegasco è nettamente il più veloce in pista con qualsiasi tipo di miscela, e per ben tre volte umilia Verstappen nel circuito che più ama sorpassandolo in ogni fase di gara e andando poi ad allungare il suo margine riuscendo a gestire le difficoltà finali. Per una volta, è andato tutto liscio, almeno al classe 1997, visto che poteva essere doppietta per il Cavallino, ma si sono messi in mezzo i problemi di affidabilità, ancora una volta: Sainz, che si apprestava a passare Verstappen per l’uno-due di Maranello ormai scritto nella pietra, fa i conti con la rottura della power unit della sua monoposto, lasciata in folle sulla ghiaia e con il fuoco che avvolge l’abitacolo. Lo spagnolo si mette in salvo, ma sono zero punti e la gara forse più deludente (poteva essere un facile secondo posto) dopo la grande vittoria di Silverstone.
E così, al secondo posto ci arriva un Verstappen in costante difficoltà delle gomme, chiamato dai box in modo estremamente anticipato per i due pit stop, senza che poi sia riuscito a far fruttare in pista il vantaggio nelle tempistiche. Questa volta, la Ferrari che non osa ma si difende e non va nel pallone nel rispondere alle strategie della Red Bull funziona e regala una gara lineare al suo alfiere, che ora probabilmente, con 26 punti in più del compagno portati via da Spielberg, sarà considerato il primo pilota e il cavallo su cui puntare per un’operazione rimonta che è sempre più possibile. Quella dell’Austria, infatti, è una gara come altre: Ferrari di Leclerc più veloce, gentile con le gomme, prestazionale della Red Bull di Verstappen, solo che poi era successo sempre qualcosa a mettere i bastoni tra le ruote. Non stavolta, e a luglio ci sono altre due gare prima della pausa per provare ad azzerare il distacco (38 punti per Leclerc, che ne ha guadagnati di fatto appena cinque in questo weekend).
Una spanna sotto le due contendenti per il titolo, continua a esserci una Mercedes strana: perfetta, specie con Hamilton (podio e ancora davanti a Russell), nella gestione delle gomme, ma davvero troppo lenta sul dritto, come quando il sette volte campione è costretto a ingoiare il rospo del sorpasso subito dalla Haas del figlio del sette volte campione. A proposito: Mick Schumacher ha completamente svoltato e per la seconda gara di fila è a punti, così come Magnussen. Sono arrivati gli americani. Chi invece continua a deludere, nel pacchetto di mischia, è l’AlphaTauri così come l’Aston Martin, ancora fuori dai punti, stesso destino per un’Alfa Romeo che sembra aver fatto qualche passo indietro. Se la Williams è destinata anche quest’anno allo status di macchina “peggiore”, è invece ormai evidente come l’Alpine sia quella che più di tutte si è avvicinata, come potenziale, alle tre che stanno davanti: velocissima sul dritto, due piloti ben assortiti, pochi errori. E la McLaren, partita malissimo, è in ascesa. Al giro di boa, le carte si rimescolano di continuo, tocca farsi trovare pronti. E alla Ferrari, per dar vita realmente da qui a un’operazione rimonta, occorre evitare soprattutto una cosa. Basta problemi di affidabilità, perché se una volta capita a Sainz, l’altra toccherà a Leclerc. E non ce lo si può permettere.
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