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Dopo la doverosa pausa di Imola, tre settimane dopo Miami la Formula 1 torna con il suo sesto appuntamento, quello storico, amato e odiato, di Montecarlo. Il Gran Premio di Monaco è pronto ad accendere i riflettori sul Principato, tra i muri stretti di un circuito cittadino che sembra sempre più adatto al Circus di oggi, dove il sorpasso è spesso frutto di strapotere delle vetture o del DRS e non dell’abilità del pilota, e dire che ci troviamo per le mani una generazione di fenomeni. In ogni caso, è chiaro come la F1 da tempo stia cercando di puntare sempre di più su gare all’interno dei centri abitati e quello in arrivo sarà il solito weekend ultra glamour che attirerà le attenzioni di tanti. Ma la gara sarà all’altezza delle premesse? Per fortuna, le ultime da queste parti hanno avuto scossoni – vedi la pioggia e il clamoroso pasticcio Ferrari a livello strategico dell’anno scorso – e si spera di potersi rifare dalla noia mortale tra Baku e la Florida.
Confermato il programma su tre giorni di fila e non quattro anche quest’anno, viene ancora meno la prassi delle libere al giovedì che resisteva fino al pre-Covid. Come sempre, qui più che altrove, saranno decisive, o almeno fondamentali, le qualifiche. Non tanto la gara, visto che si va piano e le opportunità di sorpasso sono ridotte al lumicino, ma il giro secco del sabato vale mezza vittoria. Radente muro, trovare la pole è l’obiettivo di tutti e non ci si può accontentare: ed è da qui che la Ferrari trae le sue maggiori speranze rispetto alle precedenti gare, perché con gli ultimi aggiornamenti la vettura è sembrata competitiva quantomeno al sabato, anche se ancora indietrissimo in gara nella gestione delle gomme e nelle prestazioni generali.
Oltre che al solito Sainz solido ma mai realmente competitivo per la pole, la Ferrari si affida ovviamente a Charles Leclerc sulla sua pista di casa, ma che di fatto è quella in cui ha dovuto fare i conti con le più grosse delusioni, tanto da dover parlare di una vera e propria maledizione. Ogni errore qui è fatale e il monegasco, o i suoi team, ne hanno commessi troppi proprio nel circuito del Principato, residenza del classe 1997 che vuole provare a risalire la china in classifica dopo le enormi difficoltà iniziali.
Già nel 2017, era in F2 con la Dallar,a ebbe un problema e fu costretto al ritiro, poi nel 2018 da rookie in F1 la sua Sauber ruppe i freni e dovette ritirarsi. Nel 2019, al primo anno in Ferrari, il disastro: dal muretto sbagliano la strategia in qualifica e parte addirittura sedicesimo, prova a rimontare in gara ma danneggia il fondo e deve ritirarsi. Nel 2020 non è successo nulla solo perché non si è corso per il Covid, quindi nel 2021 nuovo dramma: Leclerc ottiene la pole position ma danneggia la sua Ferrari andando a muro, il cambio sembra non danneggiato e il team ritiene di non doverlo sostituire, ma l’indomani, pochi minuti prima della gara, il cambio non va e Leclerc non parte nemmeno. E poi, il 2022: la gara del “perché?” urlato da Charles al suo muretto, di quell’incredibile e ingiustificato cambio gomme in regime di Safety Car che lo costrinse a passare da una prima posizione con gara vinta alla quarta conclusiva. Scellerata la Ferrari nel considerare la gara di Monaco come tutte le altre, non ricordandosi che qui la posizione in pista conta più delle prestazioni, specie nei giri conclusivi.
Già , perché tornando alle caratteristiche della pista, è bene ricordare che siamo dinnanzi a qualcosa di unico: atmosfera unica, siamo nel centro abitato delle località turistiche più conosciute al mondo, è anche la gara più “lenta” dell’intero Mondiale, al solito con 78 giri da percorrere, ognuno di 3.337 metri, per un totale di 260.286 km. E chiudiamo con le scelte di Pirelli: C3 per le hard, C4 per le medium, C5 per le soft, unica decisione possibile portare i compound più soffici della gamma, visto che siamo su un circuito poco abrasivo e che non sollecita particolarmente gli pneumatici
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