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Charles Leclerc studia. Se non il sorpasso, l’avvicinamento a Verstappen in una lotta Mondiale che nelle ultime due gare ha ridato grandi speranze alla Ferrari. C’è però l’ostacolo durissimo del Paul Ricard, il circuito in cui va in scena l’amato e odiato Gran Premio di Francia. Spesso sonnecchioso, con le enormi vie di fuga che raramente rimescolano le carte, ma sicuramente molto esigente per i piloti, chiamati a percorrere curve ad alta velocità e rettilinei interminabili. Vincerà chi riuscirà a trovare il miglior bilanciamento aerodinamico, servirà un carico di medio livello ma ogni singolo dettaglio può fare la differenza.
Ci arriva meglio la scuderia del Cavallino rampante, questo è fuor di dubbio: Sainz e Leclerc hanno vinto le ultime due gare, con un po’ di sfortuna per l’altro pilota della Rossa, mentre Verstappen ha salvato la situazione ma la Red Bull non sembra quella di un mesetto fa. Del resto, che la Ferrari fosse veloce e ben costruita non era certo una novità, ma bisognava – e bisogna ancora – superare alcune fragilità e gli errori umani di piloti e muretto.
Che, a Le Castellet, possono essere pagati a carissimo prezzo. Il circuito misura 5.842 metri ed è composto da quattro tratti ad alta velocità, tra cui il rettilineo dei box e un doppio rettilineo, quello del Mistal, interrotto da una variante, quindi alcune curve veloci e due curve lente, l’ultima delle quali immette nel rettifilo finale. Come è noto agli appassionati, le vie di fuga sono davvero ampie, ricoperte dal colore della bandiera francese, e finire fuori pista vuol dire rovinare le proprie gomme. A questo proposito, la Pirelli ha scelto le mescole C2 per le hard, C3 per le medie, C4 per le soft, vale a dire gli pneumatici intermedi della gamma. Come dimostrato negli scorsi anni, gestirli al meglio sarà la chiave di volta per provare a vincere questa gara.
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