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Dal Giappone agli Usa. Dalla mattina presto alla sera tardi. Da Verstappen proclamato campione a sua insaputa e non senza innumerevoli polemiche, al possibile riscatto Ferrari, anche solo per chiudere bene una stagione di Formula 1 che sembrava essere nata per tornare a vincere il titolo, e che pian piano si è trasformata in un trionfo Red Bull, al di là degli errori della Fia e del caso budget cap sul quale manca ancora la parola fine. Come detto, il Circus sbarca negli Stati Uniti e il Gran Premio di Austin è pronto a intrattenere gli appassionati con il suo layout artificioso e volutamente votato allo spettacolo puro.
Un’americanata progettata da Hermann Tilke, fatta di curve veloci da percorrere in pieno alternata a curve lente, lunghi rettilinei per favorire i sorpassi, così come una sede stradale larghissima in alcuni tratti per far sì di vedere duelli e traiettorie diverse tra i piloti. E poi, alcune curve ispirate ai celebri circuiti europei, come quella presa in prestito da Hockenheim, la curva 8 che ricalca quella di Istanbul, la S che ricorda Silverstone e via discorrendo. Per non parlare del forte dislivello tra un settore e l’altro della pista, spettacolare quello del rettilineo principale con una pendenza di 22 metri in appena duecento metri.
Giù in picchiata, poi le risalite, qui ci si diverte alla guida, si spera anche da casa. Un Gran Premio su un tracciato nuovo, che giunge quest’anno alla decima edizione, che sa intrattenere e regalare gare interessanti. L’anno scorso a mettere ulteriore pepe c’era il duello infinito tra Verstappen (che vinse) e Hamilton, quest’anno il Mondiale è già deciso e allora sono altri i motivi di interessi.
Bisognerà capire se la Ferrari sarà in grado di battere almeno un colpo da qui alla fine del Mondiale di F1, Austin costituisce una buona occasione. Tecnicamente questa può essere una pista favorevole, visto che non è solo necessario avere un carico aerodinamico medio-alto per le monoposto, ma si sfrutta tanto anche la potenza del motore con tratti da affrontare in pieno.
E poi, conta anche la bravura del pilota tra le tante variazioni che propone il circuito delle Americhe. Charles Leclerc (che detiene il record della pista, 1.31.169 fatto segnare nel 2019) e Carlos Sainz sono pronti a ripercorrere le gesta di Kimi Raikkonen, che si accommiatò dalla Ferrari con la sua ultima vittoria proprio qui, e che costituisce l’unico acuto della scuderia di Maranello, a fronte di cinque successi della Mercedes (nel 2019 con Bottas), uno della McLaren all’epoca guidata da Hamilton, che quindi ha vinto per cinque volte qui, e due della Red Bull (Vettel oltre a Verstappen).
Per dare e darsi un segnale, la Ferrari è chiamata a vincere ad Austin in una seconda metà di campionato di F1 purtroppo fatta di podi ma mai di trionfi, e in cui sono stati tanti gli errori e i bocconi amari da ingoiare, alcuni di questi indotti dalla federazione. Prima di pensare al 2023, tocca regalarsi almeno una vittoria da qui alla fine e questo circuito potrebbe persino essere il più favorevole.
Niente levatacce come in Giappone, ma bisognerà prolungare le proprie giornate: venerdì e sabato libere 1 e 2 e poi libere 3 e qualifiche alle 21 e a mezzanotte, domenica la gara alle 21, in prime time. L’America chiama, l’Europa risponde, sperando non ci sia di mezzo il maltempo a rovinare tutto. Veniamo infine alle scelte di Pirelli per questo tracciato spesso criticato per via dei dossi che si formano. E’ una pista dunque che potrà far soffrire gli pneumatici, per cui il fornitore unico porta i compound mediani della gamma, C2 per le hard, C3 per le medium, C4 per le soft.
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