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“Viviamo in un’epoca in cui la Formula Uno è diventata uno sport per ragazzini milionari. Se dovessi ricominciare da una famiglia operaia, sarebbe impossibile per me essere qui oggi. Perché gli altri ragazzi avrebbero molti più soldi. Dobbiamo lavorare per cambiarlo e renderlo uno sport accessibile, per i ricchi e per le persone di origine più umile“. Queste le parole del sette volte campione del mondo, Lewis Hamilton, in un’intervista al quotidiano spagnolo ‘As’.
”C’è un bel gruppo di giovani talenti in Formula 1. Oltre a Max Verstappen, Lando Norris ha un enorme potenziale, e così anche Charles Leclerc – ha proseguito -. Non so prevedere chi di loro sarà il leader. Non posso nemmeno giudicare se è una generazione buona o meno buona rispetto a quelle precedenti“. Poi un accenno al temo del razzismo. “Piloti di colore? Non ne ho mai visto un altro. Mio padre, mio fratello ed io eravamo sempre le uniche persone di colore, era normale per noi, certo, anche se all’inizio era ovvio che non eravamo i benvenuti. Anche oggi è lo stesso. Dopo il kart ho incontrato un paio di piloti cinesi o asiatici. Ma nessun pilota nero. Lo sapevo dal primo momento in cui sono arrivato sul circuito e l’ho ricordato a me stesso in ogni gara da quando avevo otto anni. Ma succede ancora adesso, qui c’è un corridore asiatico, non c’è un nero“, ha concluso Hamilton.
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