Lewis Hamilton fa suo il Gran Premio di Spagna, dopo un grande duello con Sebastian Vettel. Il britannico è stato abile a sfruttare la sua strategia e poi a gestire benissimo le gomme. Dietro di lui, il tedesco della Ferrari combatte con le unghie e con i denti: sorpassa Hamilton al via, dopo la sosta asfalta Ricciardo e scavalca Bottas con un capolavoro. Poi è lo stesso Hamilton a passarlo, a 20 giri dal termine e con gomme più prestazionali. Riguardo le performance, Mercedes e Ferrari hanno dimostrato di procedere con lo stesso passo nonostante il diverso metodo di sviluppo: piccole novità gara per gara per gli italiani, un grosso step aerodinamico (tra cui un musetto rivoluzionario) per i tedeschi. La sfida mondiale, sia piloti sia costruttori, tra i due si giocherà sui dettagli.
Red Bull in questo weekend, con il nuovo maxi-pacchetto aerodinamico, ha mostrato un netto miglioramento sul giro singolo, ma non sul passo gara: Ricciardo ha chiuso sul podio, ma distante più di un minuto dal leader e ultimo dei piloti a pieni giri. Certo, forse Verstappen avrebbe fatto meglio sulla distanza, ma non c’è la controprova e con ogni probabilità le assenze di Raikkonen e di Bottas sono state decisive per far concludere la vettura austriaca sul podio.
Force India è sempre più quarta forza di questo mondiale ed ha anche due ottimi piloti all’attivo: Pérez non ha ormai più bisogno di conferme, Ocon sta crescendo molto bene. Il 4° e 5° posto, quando i top team arrivano al traguardo con una vettura sola, è il massimo ottenibile. La scuderia indiana è l’unica in grado di fare da collante tra i primi e il centro del gruppo, nonostante oggi abbia chiuso con entrambe le vetture doppiate.
Chi ha mostrato, finalmente, un passo avanti è stata la McLaren. Hanno rotto un’altra power-unit a pilota nel corso del weekend, ma almeno non una al giorno e soprattutto non durante la gara. Inoltre Alonso ha lottato come un gladiatore e forse, senza la sfortunata Virtual Safety Car causata dal suo compagno Vandoorne, avrebbe ottenuto i primi punti della stagione.
Ma la squadra che ha stupito di più in Spagna è stata senza dubbio la Sauber, che, McLaren a parte, ha mostrato di non essere affatto la Cenerentola del gruppo. È vero che ci sono stati molti ritiri, ma la vettura svizzera e soprattutto Wehrlein hanno gestito benissimo le gomme, poi è stato anche fortunato con la Virtual Safety Car che l’ha tenuto nelle zone nobili della classifica. Ma la vettura ha dimostrato performance anche sabato: se Wehrlein ha fatto il miracolo di entrare in Q2, Ericsson comunque non ci è andato lontano. Primi punti per gli svizzeri molto preziosi.
Anche Haas si è difesa bene a livello prestazionale, in continua lotta per la zona punti con la Toro Rosso. Ottima gara ancora per Hulkenberg, che chiude addirittura 6° e in Renault dovrebbero farsi qualche domanda: hanno una vettura che effettivamente è la quinta forza del campionato (in lotta con Williams) o è il pilota tedesco a fare miracoli? Il sottoscritto crede che la verità stia nel mezzo: Hulkenberg va oltre i limiti della macchina, che però rispetto all’anno scorso è tutt’altro e lo dimostra il Q3 centrato da Palmer (lui sì che è inadeguato e l’ha ampiamente dimostrato) in Russia.
Malissimo oggi la Williams, anch’essa con una sola punta: quando non gira Massa la scuderia non fa punti, perché Stroll è ancora troppo acerbo e oggi il brasiliano ha deluso moltissimo: ha toccato il povero Alonso in curva 1 spedendolo sulla ghiaia e danneggiando la propria vettura, rovinando subito la propria gara e probabilmente anche il fondo, che a sua volta ha degradato eccessivamente le gomme inficiando la prestazione.