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Diamo i voti ai piloti del GP di Russia, sempre nel segno dell’ironia. E oggi anche nel ricordo di Ayrton Senna scomparso il 1° maggio 1994. Dopo 22 anni il brasiliano resta unico e speciale.
Nico Rosberg 9. Non merita il massimo perché seppur inarrestabile, non ha dovuto lottare contro niente e nessuno. Vince per manifesta inferiorità altrui. La dea bendata si è sbendata con il biondo faccia d’angelo. O ci sarà dietro lo zampino della Mercedes? Chi vivrà vedrà.
Fernando Alonso 8,5. Sbaglierà tempi e modalità nella scelta dei team, ma ha un manico e una grinta impareggiabili. Sesto con la McLaren-Honda. Sì.. con la McLaren. Infinito.
Lewis Hamilton 8. Da 10° a 2° con sorpassi indiavolati e inattesi (leggi Massa), ma la sua Power Unit è genio e sregolatezza. In piena rimonta sul battistrada, la pressione dell’acqua fa flop. Lo zar di Russia è stato deposto. Colpo di Stato? Intanto speriamo che lui capita l’antifona, posi il microfono per l’album R ‘n B e si rimbocchi le maniche.
Kevin Magnussen 8. Non vedevo l’ora di potergli dare un bel voto. Per i primi punti portati alla Renault al termine di una corsa in rimonta, mentre il collega Palmer prende il sole sulle rive del Mar Nero e soprattutto per quella strepitosa foto che pubblicò in cui si paragonò con grande ironia una banana sbucciata. Lui è bianco latte e indossava la tuta giallissima a metà. Aggressivo.
Valtteri Bottas 7,5. Chi non muore si rivede. Su una pista favorevole alla sua Williams-Mercedes strappa la prima fila, non si scioglie al via e cede solo perché le gomme morbide non girano a dovere. Riscoperta.
Max Verstappen 7. Eh sì, Kvyat ha ragione a essere nervoso. L’olandese firma una super sabato e pure una super domenica. Guidava tranquillo in sesta posizione quando ha ricevuto un ‘ciaone’ doloroso dal motore. Tradito.
Daniel Ricciardo 7. In una domenica in cui ha contro il team-mate, la squadra (la strategia era sbagliata), le stelle e tutto quello che può girare, girano anche a lui che pretende pubbliche scuse da Kvyat. Perso nelle retrovie chiude ai margini della zona punti. Determinato.
Romain Grosjean 6,5. Quarta gara stagionale e tre volte a punti risalendo la corrente dopo la qualifica non esaltante. La Haas gli calza come un guanto.
Kimi Raikkonen 6. Ma giusto per il podio recuperato grazie al pit-stop perché lui lo aveva perso alla ripartenza dopo la Safety Car. In qualifica sbaglia come al solito, ma non ci prende in giro raccontandoci che va tutto bene. “La macchina semplicemente non è veloce come la Mercedes”. Cristallino.
Sebastian Vettel 5,5. Il caos al via è colpa di Kvyat anche se in effetti nella curva incriminata lui scala la marcia invece di premere sull’acceleratore. Qualche dubbio ci rimane. È incappato in un fine settimana da gatto nero. Va in appello.
Mercedes 5. Ci possono spiegare perché tutti i guasti sono sulla vettura di Hamilton e nessuno su quella di Rosberg? E perché non sono riusciti a risolvere il problema che si era verificato già in Cina? Gatta ci cova.
Ferrari 4. Continua a sbagliare gol a pota vuota e l’incidente tra Vettel e Kvyat non deve trarre in inganno: la vettura di Maranello può essere al massimo 2°, non può puntare al Mondiale. Quello è possibile come vedere un unicorno in carne e ossa.
Esteban Gutierrez 3. Sembra che stia ancora vagando per le strutture vuote dell’ex villaggio olimpico. Non aveva capito che era qui per correre. Lui cerca la Haas e la Haas cerca il protetto della Ferrari.
Daniil Kvyat 2. Peggio di Maldonado, peggio di un rookie con la valigia, peggio di un’automobilista della domenica. Fa strike su Vettel e Ricciardo che esige le scuse. Dice di non sentire il fiato sul collo di Verstappen, ma chi sarebbe tranquillo con un fenomeno che vuole farti le scarpe?
Ryo Haryanto n.c. Solo per ricordarvi che in F1 è approdato il primo pilota indonesiano. Stop.