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Finalmente si riaccendono i motori, finalmente torna la Formula 1. Dove eravamo rimasti? È semplice rispondere a questa domanda. L’ultima immagine di una gara ufficiale risale al 1° dicembre scorso quando Lewis Hamilton, Max Verstappen e Charles Leclerc salirono sul lussuoso podio di Abu Dhabi. Poi tante parole, le presentazioni delle dieci monoposto e i test di Barcellona che oggi sembrano soltanto un lontano ricordo. I test sul Montmelò dovevano fare da “collante” naturale tra il pre-stagione e l’inizio del campionato e di fatto ci hanno consegnato una Mercedes spaziale, tra le polemiche e gli applausi per l’introduzione del ‘DAS’, una Red Bull veloce e apparentemente costante e una Ferrari sprofondata tra le mille incertezze di fronte a una buona stabilità in pista ma anche di fronte alle parole pessimistiche di Mattia Binotto in vista dell’esordio Mondiale in Australia.
L’Australia, però, non ci sarà . O meglio c’è stata, fino a poche ore dalle prove libere. Con l’arrivo prepotente dell’emergenza Covid-19 tutto il mondo, compreso quello sportivo, è stato colto totalmente impreparato. È così che all’Albert Park di Melbourne tra la serata di giovedì e le prime ore della mattinata di venerdì è andato in scena un teatrino inaccettabile. Prima Lewis Hamilton in conferenza stampa, tra le righe, attacca la Fia per la decisione di correre nonostante il Coronavirus stesse iniziando a entrare nella vita quotidiana di ogni Paese, poi il primo vero allarme suona nel box McLaren dove viene trovato un membro del team positivo: squadra in quarantena con conseguente ritiro dal GP. Ma i team ormai avevano viaggiato, i piloti erano pronti e la F1, a tutti i costi, voleva andare avanti, anche escludendo dalla gara un team storico e importante come McLaren.
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Le ore successive si rivelarono un completo disastro. Un susseguirsi di notizie vere e false secondo le quali piloti del calibro di Sebastian Vettel e Kimi Raikkonen già avevano programmato il volo di ritorno dando forfait fin dalla prima sessione di libere. Ore concitate nelle quali, però, la F1 provò ad andare avanti portando in pista il venerdì mattina la supercar di prova del tracciato (peraltro uscita fuori pista, segno del destino). E solamente a poche ore dall’inizio delle libere, quando ormai il danno era stato praticamente fatto con la stragrande maggioranza dei team già nel paddock e il pubblico affollato fuori dai cancelli, Fia e Liberty Media decisero con grande rammarico di annullare l’evento. Tutti a casa col broncio ma consapevoli (e ora ancor più certi) che quella fu la giusta decisione.Â
Da quella notte fra il 12 e il 13 marzo a oggi sono passati diversi mesi nei quali i piloti si sono dilettati in sfide virtuali partecipando anche a un campionato di F1 vinto da George Russell (quattro vittorie per il pilota Williams). Ma ciò che ha rubato la scena è stato certamente il mercato. Vettel non sarà più un pilota della Ferrari e il suo futuro è un grosso punto interrogativo: niente rinnovo e sostituzione a Maranello con il pilota spagnolo Sainz che a sua volta lascerà il sedile della McLaren in favore di Ricciardo. E se per Sainz e Ricciardo il futuro è già scritto con un contratto pluriennale, per Seb il 2020 sarà un anno decisivo per le proprie ambizioni. Una situazione, però, scomoda in casa Ferrari dove Leclerc, rinnovato fino al 2024, è di fatto stato dichiarato (indirettamente) pilota numero uno e dove un quattro volte campione del mondo come Seb proverà a dimostrare che a Maranello si sono sbagliati. Una situazione nella quale porre i piloti uno contro l’altro abbiamo già visto i possibili danni e le possibili tensioni che può creare.
La Mercedes attende e butta un occhio su Vettel prima di definire la line-up della prossima stagione dove quasi certamente Russell dovrebbe prendere il posto di Bottas mentre con Hamilton si proverà a discutere (per quanto possa esser complicato) un rinnovo al ribasso. La Red Bull si coccola Verstappen, rinnovo fino al 2023, e sogna di poter creare un binomio giovane e importante con Albon mentre la Renault in vista del 2021, perso Ricciardo, spera nel ritorno del due volte campione del mondo Alonso.
Ma in pista c’è un campionato da assegnare, seppur ridotto nelle sue dimensioni. Il 5 luglio al Gran Premio d’Austria si riparte e i valori in pista sono davvero un enigma. Ancora non conosciamo le reali potenzialità delle varie monoposto e ancora non conosciamo come i piloti reagiranno allo stress di 8 gare in 10 settimane e di tornare dentro l’abitacolo per sfrecciare a 300 km/h dopo una pausa a dir poco estenuante. È tutto in ballo e il Red Bull Ring di Spielberg potrebbe chiarirci qualche dubbio. Non manca tanto, finalmente è cominciata la race-week.
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