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Dai rumors all’ufficialità, Maurizio Arrivabene lascia il timone della Ferrari dopo quattro anni. L’ormai ex team principal della Rossa chiude un’avventura tanto discussa quanto intensa, costellata da soddisfazioni e rimpianti. Un divorzio preannunciato durante il corso della stagione 2018 poi smentito dai diretti interessati e infine consumatosi a un paio di mesi dal via del nuovo Mondiale. Una storia lunga quattro anni dove la Rossa è tornata a vincere, è tornata a far esaltare i propri tifosi ma in fondo ha lasciato quel senso di insoddisfazione per il sogno iridato non ancora avverato.
QUATTRO ANNI DI ROSSO – Dal 2015 al 2018 con 14 vittorie, 12 pole position e 61 podi. Quattro anni di coppia fissa con Sebastian Vettel, l’uomo definito ‘predestinato’ a vincere in Rosso, e con l’ultimo campione del mondo alla guida del Cavallino Kimi Raikkonen. Quattro anni di teamwork con il tedesco punta di diamante e il finlandese pronto ad aiutare Seb nelle situazioni complicate, il tutto sotto la direzione di Arrivabene. Inevitabilmente con l’ingaggio di Vettel (quattro volte iridato in Red Bull) il team principal della Rossa ha impostato una chiara gestione della coppia a favore di Seb. Una gestione che nelle prime fasi degli ultimi due campionati ha dato i suoi frutti, portando il tedesco in vetta alla classifica del Mondiale nel duello con Hamilton e la Mercedes. Dopo un 2014 disastroso (due podi) la Ferrari al primo anno con Arrivabene al timone è tornata a vincere in pista, salvo poi cadere in un 2016 da incubo. Un biennio altalenante che ha portato il Cavallino ad un salto di qualità nel 2017, con il primo vero attacco al titolo. Leadership nella prima parte di stagione, poi il declino con tanti problemi di affidabilità, praticamente azzerati nel campionato successivo. Ed è proprio il 2018 il grosso rimpianto di Arrivabene e di tutto il team di Maranello, a fronte di una SF71H competitiva ma spesso limitata da errori individuali, tra scelte errate dei piloti e strategie sbagliate dal muretto.
CONTRASTI INTERNI – Serviva una svolta, un cambio di rotta, scritto e pensato in tempi non sospetti dal compianto presidente Marchionne. Prima l’addio di Raikkonen e l’ingresso di Leclerc per un cambio ‘epocale’ nella storia della Rossa, poi l’uscita di scena di Arrivabene per far spazio a Binotto, altra nuova ventata d’aria fresca. Corteggiato da numerosi team di F1, Binotto ha scelto di proseguire il proprio percorso in Ferrari, trovando la promozione da direttore tecnico a team principal nella giornata di lunedì 7 gennaio. Un cambio dovuto, soprattutto, ad alcuni contrasti interni tra lo stesso Binotto e Arrivabene. Un’aria pesante di nervosismo e insoddisfazione, mostrata anche in mondovisione proprio durante il corso del 2018. Tra tutti, l’episodio lampante, è quello delle qualifiche del Gran Premio del Giappone quando il team sbagliò completamente la scelta delle mescole (gomme da bagnato su pista asciutta) con Arrivabene che attaccò l’intera organizzazione ai microfoni Sky: “A volte devi saper cogliere l’occasione quando ti si presenta, vuol dire quel sesto senso quello spirito corsaiolo dato dall’esperienza che in certe occasioni manca – disse l’ormai ex team principal della Rossa – A volte si è parlato di panico nel box, oggi il panico non c’è stato, è stata una decisione presa con coscienza e forse questo è peggio. È stato fatto ed è grave e per una squadra come la nostra non è accettabile“. Eppure, durante la consegna dei Caschi d’Oro, lo stesso Arrivabene si era reso protagonista svelando la data della presentazione della nuova Ferrari 2019 (che verrà svelata il 15 febbraio) ma probabilmente si è rotto, irreparabilmente, durante il corso delle ultime settimane.
Scelta ‘a esclusione’ o semplice addio concordato? Dal comunicato ufficiale si legge: “La decisone è stata presa di comune accordo con i vertici dell’azienda dopo una profonda riflessione in relazione alle esigenze personali di Maurizio e a quelle della Scuderia“. Si chiude dunque un capitolo lungo quattro anni con Arrivabene che lascia il suo ruolo a Binotto a poche settimane dal via del Mondiale 2019. E ora sarà tutto nelle mani del 49enne di Losanna, nella speranza di perfezionare lo sviluppo della monoposto, creare un’aria di maggiore serenità a Maranello e, soprattutto, di riportare il Cavallino al trionfo iridato.