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Va in archivio anche il nono appuntamento stagionale col Mondiale di Formula 1, il Gran Premio del Canada che come di consueto – e mancava da due anni nel calendario a causa del Covid – ha regalato una gara imprevedibile e continuamente mutevole. Ha vinto Max Verstappen, e ormai non è più una novità : l’olandese è sempre più padrone della situazione, guida con grande maturità , gestisce le gomme e osa quando è il caso. Un po’ come la Red Bull tout court, che però deve fare i conti col ritiro di Perez per nuovi problemi di affidabilità . Quelli che la Ferrari, dopo il tracollo di Baku, non ha avuto a Montreal, al termine però di una gara molto complicata per certi versi. Il secondo posto di Sainz è positivo, così come il quinto centrato da Leclerc che per la sostituzione della power unit partiva dall’ultima fila, ma i rimpianti ci sono comunque per alcune scelte del box non troppo riuscite. Pit stop per il cambio gomme, strategie, assetto aerodinamico: queste le parole chiavi di quanto visto in Canada, ecco le cinque cose che ci ha detto la gara nordamericana.
Strategia gomme decisiva – Due virtual safety car e una safety car nel finale hanno sparigliato le carte sul fronte delle strategie per i pit-stop. Coraggiosa la Red Bull nel fermare Verstappen (partito con le medie così come altri quattordici piloti) dopo appena undici giri, conscia che la strategia a quel punto sarebbe stata legata alle due soste. Intorno al ventesimo la seconda virtual e stavolta è stato Sainz a fermarsi, anche lui comunque costretto a non poter arrivare fino in fondo. Nel finale, degrado gomme per l’olandese che si è fermato in un momento di gara “normale”, mentre in casa Ferrari hanno approfittato di una safety car per far fermare lo spagnolo, rientrato in pista appena alle spalle di Verstappen. E’ così che Sainz ha potuto sperare di vincere, ma è mancato qualcosa per il sorpasso. Troppo immobilismo sul fronte Leclerc, che per la sua rimonta era partito con le hard, ma non è riuscito a passare Ocon consumando le mescole per una serie infinita di giri. Nel momento di fare il pit-stop, Ferrari troppo precipitosa (al di là dei problemi dei meccanici): bisognava aspettare un paio di giri per essere sicuri di non finire dietro al trenino di piloti in lotta per la nona piazza, cosa che si è puntualmente avverata. E così, per fare tutti quei sorpassi, è stato inevitabile chiudere al massimo al quinto posto.
L’Alonso furioso – Da segnalare le tattiche analoghe a quella di Leclerc per Bottas, Zhou e Stroll, tutti quanti partiti con hard: con una sola sosta, montando le medie nel momento giusto, hanno chiuso a punti. Furioso invece Alonso, al netto della penalità che lo relega in nona piazza: partiva secondo, quando le gomme hanno cominciato ad avere degrado e perdeva un secondo al giro l’Alpine, pur potendo approfittare di una virtual safety car, ha preferito aspettare. Tattica suicida e all’asturiano non sarà andata giù.
Alla Ferrari manca sempre qualcosa – Niente problemi di affidabilità come a Baku, la sensazione che anche in Canada la Ferrari fosse nel complesso la macchina migliore. Eppure, anche stavolta è mancato qualcosa. Stavolta, il discorso riguarda l’incapacità di superare pur essendo costantemente giro dopo giro a tre-quattro decimi e con DRS. E’ il caso lampante di Leclerc, che per un’nfinità di giri non è riuscito a superare Esteban Ocon: l’Alpine, va detto, ha una velocità di punta superiore rispetto a una Ferrari che va alla grande nel tratto di misto ma fatica un po’ in uscita dalle curve che precedono un rettifilo a conservare una buona velocità di punta. La velocità e il passo ci sono manca quel qualcosa per andare poi a superare macchine di livello. Proprio come accaduto a Sainz, che deve accontentarsi di girare incollato a Verstappen senza però avere mai la grande chance di vincere la sua prima gara in Formula 1. C’è anche un problema di strategie (ne abbiamo parlato prima) e di errori umani ai box con il pit stop travagliato di Leclerc: se si vuol puntare al Mondiale, non deve succedere.
Hamilton leone e Russell secondo nome “costanza” – Si chiama George, si legge costanza. Russell continua ad andare alla grande e, seppur non avendo mai visto da vicino la possibilità di vincere una gara, è l’unico pilota ad aver sempre chiuso in top-5. Stavolta però sul podio ci sale il compagno in Mercedes Lewis Hamilton, che dopo tante difficoltà supera il mal di schiena e si gode un terzo posto da grande leone. Si è visto il fuoriclasse dei tempi migliori.
Haas tornata alle origini – Il team americano ha costruito una macchina sicuramente più consistente di quella dei passati anni, ma le risorse umane continuano a combinarne di tutti i tipi. Dopo gli exploit delle prime gare, si torna alla “normalità ” con Mick Schumacher che con un ritiro per problemi tecnici alla sua monoposto vanifica la sesta posizione in griglia di partenza, e con Magnussen che invece deve fare i conti anche con la sfortuna. Partiva quinto, al primo giro prova a passare Hamilton ma i due si toccano. Ala danneggiata, bisogna per forza fermarsi. E a quel punto, con un pit stop così anticipato, impossibile avere prestazioni concrete dovendo scegliere di percorrere 62 giri sulle stesse gomme hard. Finisce fuori dai punti, un gran peccato.
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