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“Niki manca tanto, è anche difficile parlarne. Forse i ricordi più cari sono legati alle nostre prime conversazioni, iniziammo nel 2012 e ricordo il giorno in cui mi telefonò, cercando di convincermi a entrare in squadra. Che bello ricevere una chiamata da un campione del mondo e un’icona come Niki. L’avere il suo rispetto non era scontato. E poi ricordo una nostra conversazione a Singapore, fu una chiacchierata così sincera che pensai che io e lui fossimo realmente uguali in tante cose, avevamo più cose in comune di quante immaginassi”. Lewis Hamilton ricorda così Niki Lauda, leggenda della Formula 1 scomparsa esattamente un anno fa, il 20 maggio 2019 per via di una serie di problemi respiratori.
Il sei volte campione del mondo della Mercedes racconta con commozione i momenti vissuti insieme a Lauda e quanto lo abbia aiutato a diventare un pilota di successo: “Era una persona positiva, divertente, aveva sempre le storie più belle da raccontare. Era un corridore nato naturale. Pensava sempre a come si può migliorare. Il suo segnale del lavoro ben fatto era lui che si toglieva il cappello. Mi chiedeva sempre che cosa mi servisse per migliorare, era una fissazione, una lezione da ricordare. Il team va guidato, bisogna fare domande, spingere, anche se tutti stanno già spingendo. È come quando ti alleni in palestra da solo e pensi di fare dieci flessioni o dieci panche o qualunque cosa sia e arrivi a nove e non pensi di poter fare di più. Ma spesso quando hai qualcuno lì, può spingerti a dodici o tredici. Quando pensi che stai spingendo al massimo, puoi ancora spingere un po’. Questo mi ha insegnato Niki”.
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