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Le pagelle del GP del Messico 2018: i voti ai protagonisti di una splendida gara che ha visto trionfare Max Verstappen davanti a Sebastian Vettel e Kimi Raikkonen. Un deludente Lewis Hamilton, quarto, vince il titolo mondiale. Ecco di seguito le pagelle.
MAX VERSTAPPEN: 10 – 2° in griglia, completa la prima fila tutta Red Bull che non si vedeva dal 2013, ma è molto deluso: aveva dominato il weekend e si fa bruciare dal compagno al termine delle qualifiche. Scatta bene e approfitta dell’errore del compagno per prendersi la leadership tirando una staccatona a Hamilton. Si ferma al giro 14, mette le supersoft e rientra alle spalle di Räikkönen. Passa il finlandese all’inizio del giro 15, tornando 2°. Con la sosta di Vettel torna in testa e imprime un ritmo clamoroso anche per The Hammer Hamilton, scavando così un solco di 10 secondi tra sé e l’inglese. Non ce n’è per nessuno, non prende la lode solo per la pole mancata per un soffio: sarebbe stato il primo – meritatissimo – grand chalem in carriera. Rientra al giro 49 per montare un nuovo treno di supersoft.
SEBASTIAN VETTEL: 8,5 – Come Hamilton, anche lui fa la differenza soprattutto nei confronti del compagno e lotta all’ultimo sangue dall’inglese, da cui viene sconfitto e scatta 4°. In partenza è intruppato alle spalle di Ricciardo e viene passato da Bottas, ma a metà giro si riprende il 4° posto dopo un bel duello col finlandese. Poi mantiene un ottimo ritmo, non si ferma a differenza degli altri e gira, con gomme più vecchie, solo pochi decimi più lento rispetto agli altri. Si ferma al giro 18 e mette la supersoft. Dopo la sosta, gira più veloce di Hamilton e Ricciardo e in pochi giri chiude il gap dall’australiano. Prova ad attaccarlo all’esterno in curva 3 durante una fase di doppiaggio al giro 30. Prova a riattaccarlo al giro 31 sul rettilineo e pare farcela, ma il suo tentativo è troncato dalla Virtual Safety Car causata da Sainz. Al giro 34 ci riesce, all’interno di curva 1 e inizia a rimontare come un forsennato su Hamilton, prendendolo al giro 38 e alla tornata successiva lo scavalca in curva 1, prendendosi il 2° posto. Sembra galvanizzato dal sorpasso e inanella una sequenza di giri veloci iniziando anche a scalare la montagna per poter giungere alla cima Verstappen, ma l’olandese – senza strafare – risponde a tono. Rientra al giro 48 per una seconda sosta montando la ultra soft nuova. Dopo la sosta di tutti si ritrova a 8 secondi da Verstappen, con Ricciardo nuovamente in mezzo. Commette un piccolo errore al giro 58 e fa respirare Ricciardo, poi torna a prenderlo al 61.
KIMI RÄIKKÖNEN: 8,5 – Dopo la bellissima e romantica vittoria texana, il finlandese torna nella mediocrità (relativa), qualificandosi 6°, ben lontano da Vettel e a un decimo dal rivale diretto Bottas. Male al via, perde la posizione da Sainz, ma se la riprende all’inizio del secondo giro. Dopodiché segue il connazionale della Mercedes come un’ombra, ma senza riuscire ad imbastire un attacco. Si ritrova 2° perché non si ferma e subisce il sorpasso da Verstappen al giro 15. Fa la sua sosta contemporaneamente al compagno, al giro 18 e monta le supersoft, ma il tempo perso lo fa tornare in pista dietro a Bottas di 10 secondi. Dopo un lungo inseguimento, lo prende e lo attacca in curva 1 al giro 48, inducendolo all’errore. Tutti intorno a lui si fermano e si prende il 4° posto, mantenendolo senza problemi fino al giro 62, quando Ricciardo rompe e quel 4° posto diviene podio. Gara da gregario vero che stavolta lo ricompensa con il gradino più basso del podio, cosa che dopo la prima sosta e in una gara comunque non sporcata da Safety Car, ma solo da Virtual, sembrava utopia.
LEWIS HAMILTON: 6 – Il solito capolavoro in qualifica stavolta gli consente di passare Vettel, ma non le Red Bull ed è 3° in griglia. Al via scavalca Ricciardo e prova subito ad attaccare Verstappen, ma l’olandese non desiste. Dopo una prima parte di gara ottima, crollano le sue prestazioni ed entra ai box al giro 11 per mettere le supersoft. Rientra in pista al 5° posto, a 10 secondi da Räikkönen. In cinque giri glieli mangia e lo passa in trazione, grazie alla gomma nuova, al giro 17. Dopodiché è troppo lontano da Verstappen, ma non è veloce nonostante la pista libera a causa di problemi di graining. Sfrutta la lotta tra Vettel e Ricciardo per scappare leggermente dai due, ma non appena il tedesco si libera dall’australiano lo va a prendere e al giro 39 subisce il sorpasso in curva 1. Dopo aver subito il sorpasso entra in crisi, perdendo una vita dal tedesco e iniziando a vedere anche Ricciardo risalire alle sue spalle e l’australiano lo raggiunge al giro 45. Nel tentativo di difendersi al giro 47 va lungo in curva 1 e perde la posizione. Al giro 48 rientra ai box e monta le ultra soft, ma tiene lo stesso ritmo di Raikkonen, il che non è normale, visto che il finlandese ha gomme più vecchie di 30 giri. Nonostante tutte queste paturnie e una prestazione nettamente sotto le aspettative, si classifica 4°, una gara brutta, ma che gli consente di vincere il quinto titolo matematicamente.
VALTTERI BOTTAS: 5,5 – Rispetto a Hamilton in qualifica non esiste ed è solo 5°, a 3 decimi (un’eternità a parità di auto su questo tracciato). Parte a fionda e per pochi istanti è 3°, ma prima Ricciardo e poi Vettel lo ricacciano 5°. Rientra in contemporanea ad Hamilton al giro 12 per montare le supersoft e scende nuovamente in pista all’8° posto. Riesce a passare subito Leclerc. Al giro 48 commette un errore identico a quello di Hamilton distruggendo le proprie gomme e al termine della tornata si ferma ai box. Rientra al giro 63, sotto Virtual Safety Car e monta le hyper soft; è doppiato da Verstappen e chiude 5°.
NICO HÜLKENBERG: 7,5 – Il tedesco è il migliore degli umani, come accade spesso: 7° posto in griglia, appena davanti al compagno. Al via Sainz lo scavalca e scende 8°, seguendo lo spagnolo, poi dopo il ritiro di questi corre prevalentemente da solo, mantenendo tranquillamente quel 7° posto che diviene 6° con il ritiro di Ricciardo.
CHARLES LECLERC: 7 – Ormai la presenza del monegasco in Q3 non è affatto una novità e il 9° tempo è tanta roba. Mantiene il 9° posto dopo la partenza, lontano dai guai. Rientra al giro 14 e in pista è 12°, ma al giro 18 riesce a passare Grosjean e al giro 26 anche Magnussen, riprendendosi la zona punti. È bravo a resistere a Pérez al giro 34 quando sfruttando i doppiaggi di Vettel e Ricciardo tenta di passarlo, ma il messicano è con gomma nuova e al giro successivo deve desistere. Coi problemi allo stesso Pérez e a Ricciardo, si ritrova 7° e lì conclude.
STOFFEL VANDOORNE: 7,5 – Il distacco rimediato da Alonso stavolta non è affatto enorme sul giro secco, ma tra i due si infila il mondo e il belga è costretto a partire 16°. Dopo il via è 14° e mantiene la posizione. Riesce ad andare su un’unica sosta e così facendo è autore di una gara stupenda, che termina in zona punti, all’8° posto. Quasi mai inquadrato, ma ottima prestazione.
MARCUS ERICSSON: 7 – La presenza di una Sauber in Q3 non stupisce più, anche se di solito non è la sua. Stupisce, invece, la presenza di entrambe le vetture italosvizzere: 10° posto al via per lo svedese, appena alle spalle del compagno. Segue Leclerc in pista anche dopo il via, mantenendo il 10° posto. Si ferma prestissimo anche per la seconda sosta, ma poi ha un buon ritmo che gli consente di chiudere la gara al 9° posto, anche, ovviamente, sfruttando le soste altrui.
PIERRE GASLY: 6,5 – La Toro Rosso si comporta bene nelle prove, non altrettanto fa in qualifica e il francese è 14° al via, ma con le penalità per i cambi di pezzi di power unit scatta dal fondo. Rientra ai box al giro 6 e dopo la sosta entra in un gruppone con altri quattro piloti (tra cui il compagno) in lotta per il 12° posto. Al giro 28 si ferma per la seconda sosta e rientra ultimo. Le Haas, con la strategia sballata, finiscono dietro di lui, che al giro 47 passa Sirotkin e al 50 passa Stroll. Riesce a passare Ocon dopo un duello duro al giro 55, poi Hartley lo fa passare, si ritrova 11° con Ericsson a 3 secondi e va a caccia della zona punti, che trova pur non riuscendo a prendere lo svedese grazie all’abbandono di Ricciardo. Conclude 10°.
ESTEBAN OCON: 4,5 – Force India tenta il colpo gobbo per salvare le gomme in qualifica e per un soffio il francese non riesce nel tentativo: resta escluso dal Q3 per poco, è 11° al via. In partenza tocca Hulkenberg uscendo da curva 1 e distruggendo la propria ala e torna ai box al primo giro. Si ferma al giro 31 per la seconda sosta. Si tocca con Hartley ancora in curva 1, distruggendo un altro alettone, al giro 40. Il peggiore in pista senza dubbio e il fatto che termini ai margini della zona punti con tutti quei disastri che ha combinato, fa pensare a cosa poteva fare oggi la Force India.
BRENDON HARTLEY: 6 – Il neozelandese non va malaccio, alla fin fine è 15° al via alle spalle del compagno su cui guadagna le posizioni a causa delle penalità di Gasly, ma la Toro Rosso sembrava più in palla. Parte male e scende ultimo, almeno finché Ocon e Gasly si fermano. Torna ai box al giro 26 ed è 18° davanti a Stroll. Bravo a fare gioco di squadra, termina in scia ad Ocon, al 12° posto.
LANCE STROLL: 6 – Il canadese precede nuovamente il compagno il sabato, ma vedere la Williams costantemente nelle ultime posizioni fa male. È autore di una grande partenza e dopo pochi giri è 12°, ma la scarsa competitività della sua vettura non gli consente nemmeno di tenere il ritmo del gruppo di cinque vetture davanti a lui (Grosjean, le Toro Rosso, Ocon e Vandoorne) e retrocede penultimo, davanti solo al compagno e ad Ericsson. Si ferma nuovamente al giro 26 e rientra in fondo. Termina 13°, ma la zona punti a conti fatti è distante meno di 10 secondi, fa quel che può (ossia precedere il compagno e le Haas) con la bagnarola che guida.
SERGEJ SIROTKIN: 6 – Al debutto in Messico, il russo è desolatamente ultimo in qualifica, poi scala 19° per le penalità di Gasly. Resta lontano dai guai ed è 15° nelle prime tornate, ma la sua vettura, inesorabilmente lenta, lo fa retrocedere in fondo, davanti al solo Ericsson. Poi retrocede ancora miseramente, si prende la soddisfazione almeno di risorpassare Magnussen al giro 67. Termina 14° e terzultimo, davanti alle due Haas.
KEVIN MAGNUSSEN: 4,5 – Come scritto per Grosjean, la Haas naufraga miseramente in qualifica e il danese non passa il Q1, ma le prende anche dal compagno. È 15° dopo la partenza, poi al terzo giro va lungo in curva 1. Approfitta della sosta di Ocon e del ritiro di Alonso per salire 13°. Al giro 10 scavalca Stroll e sale 12°. Il tentativo della sola sosta non va a buon fine e si ferma nuovamente al giro 44, precipitando però in fondo alla classifica. Al giro 51 passa Sirotkin, ma il russo lo risupera al giro 67.
ROMAIN GROSJEAN: 4,5 – La Haas in Messico, sul giro secco, combina un disastro, forse depotenziando la PU nel Q1 in un atto di superiorità e finisce che entrambi i piloti restano esclusi dal Q2. Il migliore dei due in qualifica è il francese, solo 15°. Al via, conscio che al primo errore stupido sarà costretto a saltare il GP successivo, è molto prudente e perde diverse posizioni, transitando 16° al termine del primo giro. Poi rimonta sino alla zona punti tentando la carta dell’unica sosta, cosa che però non riesce e diviene ultimo al giro 46, quando si ferma. E ultimo resta, fino al termine.
DANIEL RICCIARDO: 9 – All’ultimo respiro ruba la pole al compagno, che aveva dominato fino ad allora il weekend. Un gradito ritorno in pole position, la prima non a Montecarlo, dopo tanta sofferenza. Resta piantato al via e scende 3°, a lottare subito con Vettel e Bottas. Entra ai box al giro 13 per montare le supersoft e rientra alle spalle di Hamilton. Col tappo di Raikkonen nei confronti dell’inglese, ne approfitta per raggiungerlo e passare il finlandese praticamente in contemporanea con lui. Poi però è Vettel a prenderlo e sorpassarlo al giro 34 sfruttando anche la lotta tra Leclerc e Perez davanti, dopodiché entra in crisi, perdendo tantissimo giro dopo giro. Poi si riprende e riesce ad andare a prendere Hamilton, ma non ad attaccarlo, almeno fino al giro 47, quando induce il britannico all’errore. A differenza di chi ha intorno resta in pista, riprende il 2° posto e difendendosi dal ritorno di Vettel, al giro 57, riesce addirittura a segnare il giro più veloce. Al giro 62 rompe il motore, ancora una volta. Immeritato, la sua rabbia è più che giustificata.
SERGIO PÉREZ: 7 – Cambia poco rispetto al discorso di Ocon riguardo la qualifica, con la differenza che il messicano, in casa propria, le prende dal compagno. A differenza del francese, però, resta fuori dai guai al via e mantiene l’11° posto alle spalle delle Sauber. Inizia a duellare con Ericsson al giro 11 e riesce a sorpassarlo al giro 14, all’esterno di curva 1. Risale sino al 7° posto sfruttando le soste altrui. Si ferma al giro 30 approfittando della Virtual Safety Car causata da Sainz e così facendo perde pochissimo tempo, rientrando in pista 9°. Bravo a tentare di passare Leclerc sfruttando il doppiaggio di Vettel e Ricciardo, ma il monegasco risponde. Poi però al giro 35 ci riesce e si prende l’8° posto. Al giro 38, però, la sua grande gara è rovinata da un problema meccanico. Peccato.
CARLOS SAINZ: 7 – Lo spagnolo si fa precedere dal compagno in qualifica, è comunque autore di un buon 8° tempo. Parte benissimo e scavalca il compagno e Räikkönen, ma il ferrarista si rifà sotto e lo passa al secondo giro. Dopo la sua sosta rientra nel traffico, ma è comunque il primo di chi già ha effettuato la sosta al di fuori dei top team. Si ritira al giro 31 per un problema tecnico, all’interno dello stadio. Buona gara per lui, l’esito non è stato certo sua responsabilità .
FERNANDO ALONSO: s.v. – Su una pista in cui l’aria rarefatta rende il motore meno importante nonostante i rettilinei, lo spagnolo fa il massimo qualificandosi 12° con una bagnarola arancione che non riceve aggiornamenti da mesi e non sarebbe degna del nome che porta. Un detrito della vettura di Ocon gli resta incastrato nella fiancata, mantiene il 12° posto per soli cinque giri: è costretto al ritiro per un problema probabilmente al motore.