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“Sono consapevole che questo sarà un anno importante per me e non mi nascondo per un posto in Ferrari“. Dopo aver completato l’anno del debutto in Formula 1 con l’Alfa Romeo, Antonio Giovinazzi non vede l’ora di iniziare il Mondiale 2020 con l’obiettivo di crescere, migliorarsi e di puntare al sedile in Rosso. Con Sebastian Vettel in scadenza del contratto il mercato attorno alla Scuderia di Maranello si infiamma in vista della prossima stagione. E Giovinazzi non è affatto spaventato dal poter essere uno dei candidati per il Cavallino: “È il mio sogno da quando è iniziata questa passione – ha raccontato Giovinazzi a Sky Sport 24 – Nella foto da bambino sono sempre con la tuta rossa: è il mio sogno ed è bello essere tra i papabili per quel sedile. Ora sta a me fare una stagione al top, fare dei risultati e poi conquistarmi quella possibilità “. Ma la F1 ora è ferma, causa coronavirus, e ai piloti non rimane che esercitarsi a casa: “Continuo ad allenarmi a casa, a mangiare bene e aspettare l’inizio del campionato, anche se non sappiamo quando ricominceremo. Io non mi fermo e resto in contatto con il team“.
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Poi sugli obiettivi del 2020: “Kimi Raikkonen è un campione del mondo, e mi è stato di grande aiuto la scorsa stagione quando ero un esordiente. Abbiamo lo stesso stile di guida e andiamo d’accordo e questo è importante per portare risultati e punti a casa. Come per tutti i piloti, il mio obiettivo è quello di battere il mio team mate. Ma adesso l’importante e’ lavorare insieme per sviluppare al meglio la macchina“. Infine sulla decisione di cancellare il Gran Premio d’Australia: “Fino alle 22:30 sono rimasto al circuito per controllare il sedile e gli ultimi dati e quando sono andato a dormire ero sicuro di correre. Poi, quando mi sono svegliato al mattino ho visto che avevo una quarantina di messaggi e ho capito che c’erano dei problemi. Poi alle nove è uscito il comunicato e abbiamo saputo che la gara sarebbe stata annullata. Alla fine è stata la scelta più giusta perché la salute viene prima di tutto, anche se eravamo arrivati a Melbourne”.
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