Purtroppo è ancora una volta un weekend amaro per la Ferrari, che deve fare i conti con una nuova gara di sofferenze anche a Silverstone. Il Gran Premio di Gran Bretagna posiziona nuovamente il Cavallino al quarto posto tra i costruttori, portando a casa appena un punto in più dell’Aston Martin, frutto del giro veloce all’ultimo giro col pit stop gratis: la Mercedes vince anche se porta a punti una sola macchina, la McLaren la butta via ma le mette comunque entrambe davanti a Carlos Sainz, Verstappen senza passo si ritrova secondo. E allora, il quinto posto di Sainz può essere letto come un modo per limitare i danni e salvare la faccia, di fatto ottenendo il massimo possibile in una gara in cui, in tutte le condizioni, asciutto, bagnato, misto, la vettura di Maranello ha faticato, nonostante il ritorno alla vecchia configurazione per provare a venire a capo dei problemi.
Vettura al singolare, non al plurale, perché Charles Leclerc, che pure era partito bene, naufraga maledettamente quando la pioggia comincia ad aumentare d’intensità: perde due secondi al giro da Sainz, tanto da dover per forza di cose azzardare un pit stop molto anticipato montando le intermedie, che però puntualmente rovina in una pista non ancora abbastanza bagnata: deve rifermarsi per montare nuovamente le intermedie e in questo tourbillon di scelte poco tempestive e un pizzico di sfortuna, alla fine scivola ad anni luce di distanza dalla zona punti, venendo doppiato persino dallo stesso compagno di team, e dovendosi accontentare a una nuova gara fuori dai punti. Una mossa azzardata quella del Cavallino, dovuta principalmente alla consapevolezza di aver perso prestazione nei confronti di Mercedes e McLaren, tanto da doversi inventare qualcosa. Rischiare è comunque un segnale di vita, anche se con il monegasco va male: va un po’ meglio con Sainz, tutto viene fatto con i modi giusti, ma il responso della pista è impietoso e il passo non c’è per giocarsi il podio. Alla fine il quinto posto consente di prendersi il giro veloce con gomme fresche all’ultimo giro, magra consolazione perché in meno di due mesi si è passati dal Mondiale riaperto a doversi difendere per non chiudere al quarto posto nel titolo costruttori. Il 2024 sta prendendo una piega horror: c’è tempo per raddrizzare le cose e non far pentire Hamilton di aver sposato un progetto che fin qui sta naufragando fin dalle sue fondamenta.