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Non è andata come previsto e come speravano i centocinquantamila di Imola: il GP d’Emilia Romagna riporta coi piedi per terra la Ferrari e regala un weekend da sogno, tra sprint race e gara standard, alla Red Bull, che con Verstappen rilancia le proprie ambizioni di Mondiale. Mai come in questo quarto appuntamento col Mondiale, però, la differenza l’hanno fatta gli errori umani, visto che a livello prestazionale le vetture in lotta per il titolo, che ormai abbiamo capito essere ridotte a due, erano praticamente equivalenti.
Ma scendiamo nel dettaglio di una gara nerissima per il Cavallino, partita come peggio non poteva con ancora uno zero per Carlos Sainz che esce subito di scena. Il pilota spagnolo non parte benissimo e viene risucchiato nella pancia del gruppo, è lì che l’incidente è dietro l’angolo e un audace Ricciardo lo sperona. Ghiaia e ritiro immediato per il numero 55 la cui stagione sta prendendo ora una piega davvero negativa. L’asso nella manica di Maranello, però, era Charles Leclerc, che partiva dalla seconda posizione in griglia. Anziché insidiare Verstappen come fatto nella gara sprint, il monegasco non riesce a impensierire l’olandese (che parte molto bene stavolta) al via, ma pattina tantissimo e viene superato prima da Perez, poi da Norris. Inizia a quel punto una gara complicata, con una pista ancora in parte bagnata e le difficoltà di sorpasso per non finire con le gomme intermedie fuori dalla traiettoria asciutta. A ogni modo, dopo qualche giro di troppo la McLaren è alle spalle di Leclerc, che piomba subito alle spalle di Perez dimostrando che il passo gara c’è assolutamente. Il messicano, però, non lascia mai uno spiraglio, e forse il monegasco pecca un po’ di spirito di iniziativa. A quel punto, la Red Bull richiama ai box Perez per il cambio gomme, la Ferrari con un over cut era riuscita a mettere davanti di un soffio Leclerc, anche il pit stop è durato un secondo di troppo. Ed è pagato puntualmente, perché con gomme fredde Leclerc è costretto a subire il sorpasso di Perez.
Successivamente, però, torna a far bene Charles e ripiomba alle spalle di Checo. A far la differenza in questa fase è un errore della direzione gara, che aspetta un po’ troppo per concedere il DRS su una pista francamente ormai asciutta e sicura. Le gomme cominciano a soffrire di graining e la Ferrari non è più in grado di avvicinarsi a Perez, mentre nel frattempo Verstappen fa gara a sé. Siamo poi al giro 50 di 63 e la Rossa decide di richiamare Leclerc per un altro pit stop, in modo tale da montare le gomme rosse e prendersi il punto del miglior giro, oltre che costringere Perez al pit stop sulla difensiva (lo farà anche Verstappen) e a ridarsi speranze di secondo posto. I calcoli però non sono perfetti e la Ferrari scivola di nuovo alle spalle di Norris, che viene però passato agevolmente. Perez è di nuovo nel mirino, quando ecco che arriva l’episodio che stravolge la gara di Leclerc: un cordolo preso in pieno, il testa coda, e si scivola in nona posizione con i tifosi di Imola scioccati. Inizia una rimonta complicata, Magnussen, Vettel e Tsunoda devono farsi da parte, ma non si può andare oltre un sesto posto davvero deludente per le potenziali di una macchina che oggi non era seconda alla Red Bull, che fa doppietta e ringrazia.
Vale la pena soffermarsi sulla Mercedes: Russell sfruttando i soliti ritiri e le disavventure di chi sta davanti, è quarto e salva la baracca, senza però mai brillare e rischiando nel finale il sorpasso da Bottas al quale ha soffiato il posto in Mercedes, mentre Lewis Hamilton chiude in quattordicesima posizione. Toto Wolff ha chiesto scusa al pilota, affermando di avergli dato una macchina inguidabile, ma se il compagno chiude quarto e il sette volte campione del mondo dieci posizioni più indietro, sembra una dichiarazione semplicistica. Era davvero inguidabile la Mercedes? Su bagnato, probabilmente sì, ma su asciutto da Ham ci si aspettava qualche sorpasso. Invece si fa imbottigliare alle spalle di Gasly in un trenino infinito in cui non tenta – o non riesce a piazzare – nemmeno una parvenza di attacco a chi gli sta davanti. Per chi era abituato a condurre in testa le gare, dalle stelle alle stalle non deve essere facile.
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