Tante parole, ma pochi fatti. Questa può essere la frase della Ferrari dell’ultimo periodo. Dopo la dichiarazione di intenti sottoscritta da due piloti nel post gara di Singapore, a Sochi la scuderia di Maranello ha visto di nuovo in scena lo stesso copione della settimana prima, ma con diverso protagonista: allora fu Charles Leclerc che con la frase “voglio tutto”, per cercar di riagguantare la vittoria, indignando un po’ la tifoseria e la stampa; la scorsa domenica, invece, è arrivato il turno di Sebastian Vettel, che non ha accettato di restituire la posizione al compagno di squadra, ottenuta in partenza.
In entrambe le occasioni Binotto e tutto il suo entourage hanno dovuto placare gli animi per non far diventare le gare delle discussioni di famiglia in diretta TV.
Troppe strategie
Nel corso delle ultime due gare le strategie messe in atto dalla Ferrari erano perfette per ottenere il massimo del risultato, ma questo significava sacrificare uno dei due piloti. All’inizio della stagione la strategia ha sempre avvantaggiato Vettel, complici anche le parole di Binotto ad inizio anno.
“Penso che sia normale, soprattutto all’inizio della stagione, che se ci saranno situazioni particolari la nostra priorità sarà Sebastian. Lui è la guida con la quale puntiamo al campionato. Ma non c’è pregiudizio: la priorità assoluta è che vinca la Ferrari“.
Il tedesco, però, non ha fatto una buona stagione, anzi ha ottenuto dei risultati molto al di sotto delle aspettative. Sin dalla prima gara il quattro volte campione del mondo ha manifestato il poco feeling con la SF90 ed i risultati si sono visti: una sola vittoria (Singapore, teoricamente anche in Canada), tre secondi posti e tre terzi posti. Tutto questo ha avvantaggiato Charles Leclerc, che invece ha subito fatto bene con la Rossa, nonostante la sfortuna: otto podi, due vittorie e sei pole position (tra cui quattro consecutive, soltanto Schumacher ci riuscì in Ferrari). Risultato? Leclerc terzo in classifica a 212 punti, mentre Vettel è quinto a 194 punti.
Vedendo questi dati la domanda che nasce spontanea è la seguente: con le prestazioni dei due piloti che si equivalgono perché non si lasciano correre liberamente senza porre delle strategie che ledono l’equilibrio del team?
L’errore più grande di Binotto in Russia è stato quello di decidere dopo le qualifiche una strategia che decretasse a tavolino il vincitore del Gran Premio, sacrificando l’altro. Un piano del genere si può accettare esclusivamente quando uno dei due piloti sta lottando per il mondiale, altrimenti è un gioco troppo rischioso per la salute del team.
Tutte queste dinamiche, infatti, non fanno bene alla Ferrari ed ai piloti, e le prime conseguenze si stanno iniziando a vedere. Da alcune settimane Sebastian Vettel avrebbe visto più volte Christian Horner, l’ultima domenica scorsa insieme a Bernie Ecclestone. Il tedesco, non sentendosi più al centro del progetto della Rossa, si starebbe guardando intorno e la prima opzione sarebbe la Red Bull. Il team capitanato da Honer lo accoglierebbe a braccia aperte, specialmente vista l’assenza di giovani piloti del vivaio e la poca competitività degli ultimi arrivi (Gasly e Albon).
Proprio ieri mattina il quotidiano “La Stampa” ha parlato della situazione di Vettel e della Ferrari, presentando anche la possibilità di un divorzio tra le parti già alla fine della stagione. Questa ipotesi al momento non è mai stata contemplata, complice anche il contratto in essere che il tedesco ha con la Rossa fino alla prossima stagione, ma non bisogna escluderla del tutto.
In caso di partenza anticipata del tedesco la scuderia italiana avrebbe due preferenze per sostituirlo: Ricciardo e Hulkenberg. Il pilota australiano nel corso degli ultimi mesi è stato sempre accostato al team di Maranello, mentre il tedesco ha più volte detto di essere stato vicino alla firma in Ferrari nel 2014. Nonostante tutti questi rumors Binotto ora ha il compito di rasserenare una coppia di piloti ormai in crisi e finire la stagione nel miglior modo possibile. Vedremo se l’Oriente sarà propizio a Vettel e Leclerc per alzare bandiera bianca e trovare una tregua.