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Come è difficile accettare di passare da vincitore, da dominatore, a dover lottare per il Q2 e per la zona punti. Gradualmente, con in mezzo anni fantastici ma privi purtroppo di soddisfazioni nella sua esperienza in Ferrari, sfortunata e forse finita non benissimo. L’uomo giusto nel posto sbagliato in anni di involuzione per il Cavallino, ma pur sempre il pilota che è andato più vicino al trionfo nell’ultima decade con la scuderia di Maranello. E’ Sebastian Vettel, giunto all’ultimo ballo: il tedesco lascia dopo Abu Dhabi (in modo definitivo? Chissà ) una delle leggende della F1, il cui impatto sul Circus è stato perfino talvolta sminuito in virtù della macchina che guidava, una Red Bull nettamente più forte delle altre, nei quattro anni consecutivi in cui Seb si è aggiudicato il titolo Mondiale.
Dal 2010 al 2013, un filotto strepitoso di vittorie, di record macinati, di avversari distrutti, di zero polemiche o quasi. Che fosse un fenomeno, lo si capì nel 2008, quando nel team satellite della Toro Rosso centrò una clamorosa vittoria a Monza, con pole e trionfo sotto la pioggia. E’ lì che esplose definitivamente e si guadagnò il salto in Red Bull. Nel 2009 è ancora troppo presto per vincere, ma arriva un secondo posto incoraggiante alle spalle di Button.
Nel 2010, invece, succede l’impensabile: Alonso con la Ferrari è al comando fino alla fine della stagione, ad Abu Dhabi però la Rossa sbaglia tutto a livello strategico e Seb, senza mai essere stato primo in classifica, riesce a laurearsi campione del mondo a 23 anni, il più giovane nella storia della F1. Un trionfo emozionante che apre un triennio invece di puro dominio, anche se nel 2012 è ancora l’ultima gara a premiarlo nel dualismo con Alonso e con la Ferrari che si risolve per appena tre punti. Nel 2013, il record di nove vittorie consecutive ancora mai battuto. Da qui in avanti, nell’era dell’ibrido, il motore fornito da Renault cede nei confronti della Mercedes e inizia l’era Hamilton.
Dopo un quinto posto con gli austriaci, arriva il passaggio in Ferrari, con l’obiettivo di vincere e riportare in alto un team in declino. Inizia una grande avventura, in cui il tedesco si fa conoscere anche per il suo lato umano: la gentilezza nei confronti di team e tifosi, un po’ fuori posto forse rispetto ad altri colleghi, i nomi dati alle macchine (Eva nel 2015, Margherita nel 2016, Gina nel 2017, Loria nel 2018, Lina nel 2019 e Lucilla nel 2020), il ritorno alla pole con tredici podi alla prima stagione fanno da contraltare a un 2016 difficile senza nemmeno una vittoria. L’anno dopo, insieme a Raikkonen, firma una storica doppietta per il Cavallino a sette anni dall’ultima volta, nel 2018 ottiene il secondo posto conclusivo nella classifica piloti, dopo aver cullato nella prima metà di stagione il sogno di vincere il Mondiale.
Il 2019 è complicato sia per la Ferrari che per Vettel. Troppi gli errori del team, ai quali si sommano anche alcune sbavature di troppo: l’opinione pubblica e il gradimento dei tifosi – e forse anche del team – scende, lui stesso comincia a dare segni di nervosismo, come a Montreal quando in modo eclatante contesta una penalità spostando il numero uno del poleman in parco chiuso.
Nel 2020, complice anche la pandemia, chiude con la Ferrari: il quattro volte campione parla di decisione del team e spiega di non aver mai avuto intenzione di troncare il rapporto, e così a stagione nemmeno iniziata a causa del Covid arriva l’ufficialità del suo addio a fine stagione. L’annata chiaramente ne risente, ma per lui arriva una nuova opportunità : quella che fu la Racing Point diventa Aston Martin e ingaggia il tedesco. Un team, dopo oltre dieci anni, non di prima fascia, purtroppo neanche di seconda: si ritrova a lottare nei bassifondi di classifiche e gare, la macchina perde competitività e c’è da soffrire.
E’ anche per questo che durante il 2022, con un video emozionale, annuncia l’addio a fine stagione. Ci siamo goduti le ultime gare in cui, come per magia, Vettel è andato quasi sempre a punti e la sua vettura è salita di prestazioni. Troppo tardi, la passione si è forse spenta e ora Seb, campione gentile, sempre attento ai temi del sociale, e ripetiamo, forse un po’ fuori posto nella F1 di oggi, non torna sui propri passi. Siamo arrivati alla fine di un lungo viaggio, un viaggio meraviglioso in cui è mancato soltanto il Mondiale con la Ferrari per rendere una carriera magnifica, che nessuno può mettere in dubbio, irripetibile. Quanto sarebbe bello chiudere con un podio ad Abu Dhabi? Danke Seb, auf wiedersehen. Nella speranza che, al pari di suoi illustri predecessori e campioni del mondo, non sia davvero un addio.
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