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Gara folle, un podio corretto per quanto visto e un disastro totale della Fia. Chi in Italia ha puntato la sveglia alle 7 per assistere al Gran Premio di Australia, ha vissuto due ore e mezza surreali in cui è successo tutto e il contrario di tutto. E soprattutto, sono state prese delle decisioni ai confini delle regole (e della realtà), che hanno fatto ripiombare la F1 ai tempi, recenti peraltro, di Michael Masi, culminate nel clamoroso finale di Abu Dhabi 2021. A Melborune, se possibile, si fa ancora peggio, perché gli episodi controversi si sono sommati giro dopo giro e la gestione della gara è sotto accusa e sicuramente deficitaria.
Passa così in secondo piano il risultato sportivo, che ci dice che Max Verstappen è il più forte pilota in pista e guida la macchina migliore, sopperendo anche a una partenza negativa in cui aveva perso la posizione, e dovendo fronteggiare altre due partenze da fermo, oltre a un lungo che ha rasato i prati di Albert Park. Vittoria non lineare in una gara tutt’altro che lineare, che si chiude con un podio tutto composto da campioni del Mondo e con undici titoli, visto che al secondo posto c’è uno strepitoso Lewis Hamilton, che ha accarezzato il sogno di vincere (gli manca da novembre 2021), quindi il terzo terzo posto in tre gare per l’ormai solito Fernando Alonso su una Aston Martin sempre competitiva. E poi, lo zero della Ferrari: con Leclerc per il troppo ottimismo al via e una gara di fatto mai iniziata per il monegasco fermo a sei punti in tre gare, mentre quello di Sainz si ricollega al caos e al disastro di oggi da parte di chi ha diretto la corsa.
Andiamo con ordine. Il primo errore, anche abbastanza grosso, è stato piazzare quella bandiera rossa iniziale, peraltro dopo aver dato la Safety Car (da mantenere assolutamente per pulire semplicemente dieci metri di pista invasi dalla terra battuta portata dentro da Albon): si è rovinata la gara di Russell e Sainz, che erano rientrati forse precipitosamente per il cambio gomme, poi effettuato “gratis” da tutti gli altri, si è deciso per una prudenza francamente immotivata. Prima bandiera rossa, seconda partenza, visto che si torna sulla griglia. Da qui in avanti inizia una nuova gara, finalmente abbastanza lineare, in cui lo stesso giovane britannico della Mercedes saluta per un problema al motore e in cui Sainz scala posizioni portandosi in quarta. Poi, il nuovo fattaccio: Magnussen va a muro, si sgancia una gomma, caos totale perché mancano tre giri e bisogna dare la bandiera rossa, questa più corretta della precedente. Si sarebbe potuto decidere di chiuderla lì, visto che di fatto le posizioni in gara erano abbastanza cristallizzate. Si è scelto di non farlo, di replicare Baku 2021, di ripartire dalla griglia. Per questo motivo, si è bruciato un ulteriore giro, il terzultimo, per fare il giro di ricognizione, quindi due giri dopo il via ed emozioni assicurate. Partenza da fermo, non lanciata: chi ha preso questa decisione se ne è preso la responsabilità, ed è stato punito dai fatti. E’ questo infatti il momento decisivo: la ripartenza è il far west più totale, le due Alpine si fanno fuori a vicenda, Sainz colpisce Alonso e rischia la penalità. Nuova bandiera rossa, è record perché tre non si sono mai viste, rientrando ai box è finito anche il penultimo giro e resta l’ultimo.
Che fare? Si sarebbe potuta considerare terminata la gara prima della partenza, visto che si è fermato tutto dopo appena tre curve, sarebbe stato possibile in termini di regolamento e la classifica finale – omologata perché disputati 56 giri su 58 – sarebbe stata lo specchio della corsa. Invece, via a decisioni cervellotiche e al limite del regolamento: si riparte in rolling start, ma con le posizioni antecedenti alla partenza da fermo del giro 57, ma siamo al giro finale per cui una volta rientrata la Safety Car manca una curva di gara vera e la bandiera a scacchi. Una follia, visto che le Alpine non potevano più tornare in pista, e soprattutto per la penalità inflitta a Carlos Sainz per il contatto con Alonso, giusta in sé, ma eccessivamente afflittiva per un episodio accaduto in un frangente considerato “non valido”, e soprattutto con l’asturiano riportato davanti al connazionale e un arrivo in parata nel quale inevitabilmente il ferrarista ha perso tantissime posizioni per quei cinque secondi, finendo fuori dai punti. Un’ingiustizia dopo l’altra, una decisione discutibile dopo l’altra. Dopo un 2022 filato tutto sommato liscio, tra la farsa in Arabia Saudita col podio tolto e poi ridato ad Alonso, con le caselle in griglia allungate, ecco la gara farsa in Australia, che non punisce Alpine o Sainz, ma l’intero mondo del Circus e tutti gli appassionati che si sono svegliati presto per seguire un vero e proprio scempio.
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