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“Il Tempio della Velocità“. L’Autodromo Nazionale di Monza da sempre è ribattezzato così per la conformazione di un tracciato ad alta velocità che risalta le abilità dei piloti. La pista, inaugurata nel 1922, nel corso degli anni ha subito numerose variazioni partendo dalla caratteristica “sopraelevata” alle 11 curve che oggi compongono il tracciato lungo 5.793 m. Monza, annualmente, rappresenta una vera e propria sfida per tutti quei piloti che tra le curve italiane cercano di riscrivere la storia nel tentativo di registrare il giro più veloce. Già perché i lunghi rettilinei e le sue curve uniche permettono alle vetture di raggiungere una velocità media impossibile da ottenere su tutte le altre piste del Mondiale.
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Ecco perché se la pole position a Monza la si fa sotto il muro del minuto e 20, non si può certo dire che in Austria (dove il tracciato è più corto) il tempo pole di Leclerc in 1:03.003 possa esser considerato come uno tra i giri più veloci della storia della F1. No, la storia la si fa qui. E la storia fino a qualche anno fa incoronava Juan Pablo Montoya che nel lontano (ma non troppo) 2004 al Gran Premio d’Italia fece registrare 262.242 km/h a bordo della sua Williams.
Dopo 14 anni il record fu buttato giù da uno straordinario Kimi Raikkonen. Nel 2018, infatti, il finlandese portò la Ferrari in pole position con un tempo in 1:19.119. Appena sopra il muro del 19.0 Kimi registrò una media oraria di 263.587 km: il nuovo giro più veloce nella storia della F1. Vi proponiamo i due giri a confronto, a sinistra Raikkonen nel 2018 e a destra Montoya nel 2004. È evidente come la Williams faccia la differenza nel primo settore salvo poi perdere tutto il vantaggio alle curve di Lesmo. Al termine del secondo settore la Ferrari è già davanti e nel terzo Kimi riesce a mantenere un discreto margine sulla Williams sfruttando però un’uscita dalla Parabolica più larga considerando il fatto che nel 2004 quel tratto era tutto erba e ghiaia… e non solo asfalto.
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