Vincere sperando che il compagno chiuda dalla quarta posizione in giù, proprio all’ultima gara. Quante volte nel futuro rivedremo una situazione del genere? E quando il pilota in lotta per il titolo tenterà nuovamente di fare ostruzione sul suo compagno di squadra? Situazione irreale al Gran Premio di Abu Dhabi 2016, tappa nella quale si decideva il Mondiale “a due” tra i due Mercedes, Rosberg e Hamilton. Tra problemi tecnici, un pizzico di sfortuna e qualche punto lasciato per strada soprattutto a inizio stagione, Lewis era arrivato a giocarsi l’ultimo GP con l’assoluto bisogno di un aiuto della concorrenza per battere Rosberg all’ultimo atto.
Il problema non era certamente la vittoria, anzi. Hamilton ad Abu Dhabi aveva un passo nettamente superiore, peraltro arrivando da una striscia di GP vinti con i quali aveva di fatto riaperto il campionato. Il problema era evitare di ritrovarsi Rosberg sul podio poiché un piazzamento tra i primi tre avrebbe regalato il titolo al tedesco.
È così che nella serata di Yas Marina Hamilton si trasformò in “ostruzionista”. Un comportamento antisportivo e bacchettato dalla stessa Mercedes. Ritmo contenuto per non allungare sul gruppo e per cercare di far riavvicinare Vettel e Verstappen, due piloti che avrebbero potuto insidiare Rosberg. In realtà, purtroppo per il britannico, la gara di Verstappen (soprattutto) venne condizionata da un testacoda iniziale a causa di un contatto con Hulkenberg. Ma nonostante ciò Max provò a rimontare riuscendo a infastidire leggermente Rosberg anche se il tedesco si liberò magicamente dell’olandese con un incrocio di traiettorie senza possibilità di risposta. Nel finale fu Vettel a sognare il secondo posto con Hamilton che “bloccò” Rosberg senza rispettare gli ordini del muretto box e soprattutto di Paddy Lowe. Un tentativo che però gli regalò una vittoria utile soltanto per le statistiche poiché Rosberg, con quel secondo gradino del podio, si assicurò il titolo iridato prima di ritirarsi definitivamente dalla F1.
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