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Abu Dhabi, un anno dopo. Ultima gara dell’anno in F1, l’anno scorso qui si è scritto uno dei capitoli più entusiasmanti della storia dello sport, con la gestione imbarazzante di Michael Masi e la vittoria clamorosa di Verstappen su Hamilton all’ultimo giro, che valse non solo il GP ma l’intero Mondiale. Quest’anno si arriva a Yas Marina con l’olandese già forte del titolo iridato, il secondo in carriera, frutto di un lungo dominio, con la Red Bull che ha già messo in tasca il campionato costruttori, ma – strano a dirsi – è proprio il team austriaco quello maggiormente in difficoltà .
Non tanto dal punto di vista tecnico, visto che in Brasile i problemi sono stati dovuti anche ad errori di strategie e alla penalità per il classe 1997, ma più che altro a livello di nervi tesi, tesissimi, tra i due piloti. Non si sono mai amati, è vero, ma settimana dopo settimana deve essere maturata una rivalità fortissima per via di alcune scaramucce vicendevoli, culminata nel rifiuto di Verstappen di aiutare Perez in chiave secondo posto a Interlagos. Voltare subito pagina: negli emirati bisogna vincere a tutti i costi per chiudere l’anno nel modo migliore mettendo alle spalle i problemi.
Nel mentre, la Mercedes continua a crescere. La doppietta con vittoria di Russell in Brasile testimonia la grande crescita di questo team che era dato per disperso a inizio anno. Da perdere un secondo al giro a vincere dominando, che soddisfazione per Toto Wolff. Ora però c’è da chiudere il cerchio: un anno fa Hamilton visse un dramma sportivo ad Abu Dhabi, vincere quest’anno non gli darà indietro nulla, ma può essere un riscatto niente male per il sette volte campione, che peraltro cerca di centrare il record di almeno una vittoria in ogni Mondiale disputato.
E la Ferrari? Non arriva su questa pista nel migliore dei modi. Sia perché anche tra Leclerc e Sainz è nato uno screzio, o meglio, tra Leclerc e il team che non gli concedeva lo scambio di posizione (sacrosanto non farlo, come si può togliere un podio allo spagnolo?), ma soprattutto perché qui in tredici anni non è mai arrivata una vittoria o una pole. E’ di fatto il circuito in cui la Rossa ha ottenuto i suoi risultati peggiori, visto che in Russia – altra pista senza vittorie – si è corso otto volte, e in altri circuiti al massimo in un paio di edizioni, peraltro tutte recenti nel periodo più buio del Cavallino. Bisogna invertire la tendenza e non sarà facile, ma c’è da difendere il secondo posto di Leclerc.
Andiamo a scoprire le caratteristiche di questa pista: dal 2021 è stato modificato il layout del circuito per renderlo più adatto ai sorpassi e al generare spettacolo viste le tante critiche. Del resto, un tracciato posizionato all’ultimo weekend del campionato non può essere un’esibizione di un’ora e mezza. I tre settori sono molto vari: il primo presenta una curva a S e dei microsettori veloci, nel secondo c’è un rettilineo velocissimo, il terzo è quello più guidato con curve lente. 16 le curve in totale, sono due le zone DRS.
5.281 la lunghezza del circuito, 58 giri per un totale di 306.184 km da percorrere. Prima edizione nel 2004, ultimo a vincere, come detto, Verstappen. Cinque successi e altrettante pole per Hamilton e sei in tutto per la Mercedes, dieci podi per Lewis e 13 per il team delle frecce d’argento. Veniamo infine alle scelte Pirelli: portati gli pneumatici più soffici della gamma, C3 pe la hard, C4 per le medie e C5 per le soft.
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