Vittoria mancata? Possibile, o forse anche probabile. La miglior Ferrari della stagione, competitiva in tutto e per tutto con la Red Bull, torna da Las Vegas con qualche certezza in più, i soliti errorini che rischiano di mandare a monte, il vizio di tentare strategie – corrette o meno che siano – in contrapposizione rispetto ai competitors, i problemi atavici con le mescole più dure, ma alla fine con un buonissimo secondo posto che dà fiducia in vista del prossimo anno. Quello ottenuto da Charles Leclerc nell’ultimo giro su Perez è un podio meritato ma che sarebbe forse potuto essere qualcosa di più, leggi alla voce vittoria, se una serie di eventi non fossero girati male al Cavallino, che pure a metà gara era di fatto in controllo delle operazioni e per una volta davvero in grado di vincere nonostante la Red Bull, visto che a Singapore il trionfo di Sainz è arrivato di fatto senza rivali e con Verstappen che si era preso un weekend di ferie ingiustificate.
Il passo della Rossa a Las Vegas nel primo stint con le medie è stato realmente degno di nota. Persino migliore di quello di Verstappen, con tanto di sorpasso in pista – che rarità quest’anno – inflitto a Max, che a sua volta al pronti-via aveva bruciato il monegasco come troppe volte nelle ultime settimane, questa volta però con una giusta penalità di cinque secondi. Insomma, con la posizione ripresa in pista, le medie che funzionavano meglio e la possibilità di andare più lunghi del tre volte campione, che infatti si ferma proprio dopo aver subito il sorpasso, sembrava davvero tutto apparecchiato, se non per la vittoria, per la concreta possibilità di giocarsela fino all’ultimo giro. Così purtroppo non è stato, perché se da una parte l’idea di fermarsi più tardi possibile, logica conseguenza delle gomme gialle che andavano ancora alla grande, poteva funzionare su una pista-parcheggio, tra i muri stretti della Strip era facile prevedere – e già ce n’era stata una – una Safety Car a scombussolare i piani.
Ed ecco che il pit-stop di Charles al giro 21 improvvisamente passa da servito dopo (e dunque con la possibilità di giocarsela con gomme più fresche nel finale) a servito troppo presto, visto che – ma ovviamente nessuno poteva saperlo – di lì a poco il gruppo sarebbe stato ricompattato. Ironia della sorte, l’ingresso della Safety arriva proprio a causa di un contatto con Verstappen, stavolta vittima della foga di un Russell quest’anno davvero irriconoscibile. E così, ne traggono benefici proprio l’olandese, che si ferma di nuovo e passa da gomme sei giri più vecchie a quattro giri più nuove di Leclerc, e persino il Checo Perez, secondo dopo che al sesto giro era sedicesimo. La Ferrari, a questo punto, sa che non può fermarsi, perché la track position in questi casi viene privilegiata, anche se con poco più di venti giri si sarebbe potuto pensare di montare un set di gomme gialle per provare a giocarsela così, vista la bontà del primo stint. E poi, il problema temperature affossa definitivamente Charles, che aveva girato per farle entrare in temperatura e si è ritrovato a fare i conti con un crollo verticale causato dalla vettura di sicurezza, per poi doverle “riattivare” al momento dello strappo. C’era poco da fare con Verstappen, che si è preso il sorpasso ed è volato verso la vittoria con un passo gara che alla fine è di 0.2 più veloce al giro, mentre col messicano, che non impara dai suoi errori, è stato comunque possibile lottare per prendersi poi la P2.
Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto? Difficile dirlo: la Ferrari, tra alti e bassi, nella seconda parte di stagione ha fatto progressi, tanto da arrivare a giocarsela per davvero su una pista nuova, ma le appena 4 vittorie su 23 pole per il classe 1997 (cinque vittorie in tutto) pesano. Ma non raccontano la verità: spesso è stato proprio Leclerc a performare in qualifica andando oltre il livello della sua vettura, per poi pagarne lo scotto in gara, dove non si può nascondere tutta la polvere sotto al tappeto. Di Sainz, invece, inutile parlare: buona la sua rimonta, ma il suo risultato è fermo al tombino di venerdì e alla follia della Fia. Fra una settimana tutti ad Abu Dhabi: a questo punto a Maranello c’è tanta fiducia in ottica secondo posto nei costruttori, visti i balbettamenti continui della Mercedes nelle ultime gare.