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Alla fine, a Baku, sorride solo Perez. Una gara davvero piatta e noiosa quella dell’Azerbaigian, in controtendenza rispetto alle precedenti movimentate edizioni, in cui a farla da padrone l’ha fatta la gestione di una gomma hard montata prestissimo ma durata agevolmente fino alla fine. Un problema non da poco, queste bianche dalla durata semi-infinità , per gli spettatori e per la stessa F1, che di fatto in una gara intera ha portato i piloti a rientrare in pista solo in regime di Safety Car per l’incidente di DeVries, l’unico ad andare contro il muro nel corso della gara azera, unico momento in cui si sarebbero potute sparigliare le carte. E infatti in parte così è, visto che Verstappen era appena rientrato e di fatto perde la possibilità di vincere una gara già vinta.
Ma è l’unico sussulto lo scambio di posizioni finale con Perez, perché per il resto abbiamo assistito a una serie di giri in fotocopia in cui i piloti avevano un solo obiettivo, quello di gestire la gomma dura per arrivare fino in fondo. Nessuno all’attacco, nessuno a tentare di far qualcosa di diverso, solo la speranza negli spettatori neutrali di assistere a un colpo di scena in stile Australia. Troppa carne al fuoco a Melbourne, troppo poca ieri, e così anche le indicazioni emerse, la Ferrari che torna sul podio con Leclerc e che sembra ora più vicina alla Red Bull anche se ancora troppo lontana, non sono particolarmente probanti per capire se nelle tre settimane di pausa si è fatto un salto di qualità . E si corre subito nel weekend a Miami, qui sì che capiremo qualcosa in più sugli attuali rapporti di forza.
L’analisi prestazionale ci mostra una Red Bull capace di far entrare in temperatura e gestire le gomme in modo magistrale, decisamente superiore a qualsiasi altro team. Ma è interessante vedere che lo stint della Ferrari sulle medie è stato ottimo, soprattutto con Leclerc, mentre con le hard sia sui tempi sul giro che sul degrado troviamo la scuderia di Maranello sullo stesso livello prestazionale rispetto all’Aston Martin (lo dimostra Alonso che guadagna soltanto nei giri iniziali ma che poi plafona nei tempi nei confronti di Charles), che nelle prime tre gare era decisamente più avanti della Rossa, in attesa degli aggiornamenti che potrebbero far fare un salto di qualità ulteriore al Cavallino.
Ma tornando alla questione gomme, è chiaro che non sia normale dover vedere i piloti amministrare ogni singolo km di gara per portare al traguardo un compound vecchio di 40 giri. Ed è ancora più incredibile il caso Ocon, partito con le hard e dunque non entrato con la Safety Car, costretto al pit-stop all’ultimo giro solo perché obbligato dal regolamento. E’ mancata adrenalina, è mancata la voglia di giocarsela senza troppi retropensieri: non un bello spot per la F1, che così rischia di trasformare le gare da motorsport a un saggio di ingegneria e ragioneria di cui non si sente il bisogno.
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