Partiamo da una premessa fondamentale: la fiducia nella buonafede di Viktoria Orsi Toth. Detto questo però, ci sono dei punti in tutta questa vicenda che risultano poco chiari e molti dubbi che le parole spese dal presidente della Federazione Italiana Pallavolo Magri di sicuro non hanno aiutato a sciogliere.
Il Clostebol Metabolita
Questa la prima informazione che abbiamo, il nome della sostanza dopante rinvenuta (in quale quantità?) nelle analisi dell’azzurra: Clostebol Metabolita. In molti per spiegare cosa fosse si sono rifatti a Wikipedia, fornendo una prima serie di informazioni a corollario della notizia della positività al test dello scorso 19 luglio e poi alle controanalisi di Victoria Orsi Toth.
Fino a questo momento l’unico a parlare del caso che ha compromesso ogni speranza di risultato delle beacher azzurre a Rio2016 è stato il presidente FIPAV. Carlo Magri ha subito sostenuto si fosse trattato di una leggerezza dell’atleta nell’uso di una pomata senza aver prima chiesto indicazioni allo staff medico. E’ bene rimanere su questa dichiarazione. Dando retta al presidente Magri, Victoria Orsi Toth, pur conoscendo nel dettaglio le regole di condotta a cui come atleta di interesse nazionale è tenuta, avrebbe utilizzato una pomata per uso topico senza avvertire lo staff medico. La pomata più comune da reperire in farmacia contenente il Clostebol Metabolita, senza necessità di prescrizione medica, è il Trofodermin. Vista la presenza della sostanza vietata la confezione del farmaco riporta ben in evidenza il bollino di allerta doping.
Doping: perché una pomata?
A questo punto bisogna farsi una domanda: perché un’atleta utilizza volontariamente una crema con una sostanza vietata che rischia di crearle un danno personale e professionale enorme? Per trovare una risposta basta andare in una qualsiasi farmacia e chiedere informazioni. Il prodotto è di uso comune e viene consigliato dai farmacisti per evitare che le ferite si infettino; effettivamente un suo uso intenso lascia delle tracce nel sangue. Attenzione a queste parole: “un uso intenso”, dunque non un uso casuale o sporadico, ma un uso costante. Se un’atleta che gioca a beach volley ogni giorno (e come sappiamo si gioca in costume, con il corpo quasi completamente esposto) ha un’escoriazione tale da avere necessità di utilizzare costantemente una pomata per evitare che si infetti, è davvero possibile che nessuno se ne sia accorto tra staff tecnico, medico e non ultima la sua compagna? E’ davvero possibile che nessuno abbia chiesto a Victoria Orsi Toth cosa stesse usando per curarsi? O che lei non abbia chiesto consigli allo staff medico per risolvere la situazione? Molto probabilmente poi, una ferita a rischio infezione durante gli allenamenti sarà stata fasciata per evitare che la sabbia potesse entrarvi dentro. E anche in questo caso, nessuno si sarebbe accorto di questa fasciatura?
Controllando il tubetto di Trofodermin ci si accorge che su di esso non c’è alcuna indicazione in merito al doping, ben presente invece sulla confezione di cartone del farmaco. La domanda da porsi a questo punto è se l’azzurra non sia stata indotta ad usare quella pomata (in buona o cattiva fede non possiamo saperlo) da qualcuno che potrebbe avergliela data senza confezione e foglietto illustrativo, lasciandola dunque all’oscuro delle possibili conseguenze. Quanti di noi conservano confezione e bugiardino dei farmaci che si tengono in casa, in particolare di pomate per uso topico? Si deve quindi, per poter continuare a credere alla buona fede di Victoria Orsi Toth e Carlo Magri, considerare l’ipotesi che non abbia comprato lei la pomata ma gliela abbia ceduta qualcuno di cui evidentemente la ragazza si fidava. Ecco, se fosse andata così, sarebbe giusto che quel qualcuno si facesse avanti per spiegare l’accaduto e difendere l’azzurra. Nulla di tutto ciò invece, si lascia Victoria Orsi Toth sulla pubblica piazza, pronta per essere offesa dalle ingiurie e dal sospetto.
Victoria Orsi Toth: su di lei in silenzio assordante
Quella che resta dunque è ancora una volta una domanda: perché, oltre al presidente Magri, nessuno dello staff azzurro che ha seguito finora Victoria Orsi Toth ha rilasciato una dichiarazione su quanto avvenuto? Per rimanere in linea con l’idea di partenza, ovvero la fiducia nell’assoluta buona fede dell’atleta, sarebbe necessario sentire nei suoi confronti una parola di difesa da parte del CT Lissandro. D’altronde, lui per primo dovrebbe essere addolorato per una vicenda che manda all’aria un lavoro di anni, mentre questo silenzio trasmette l’impressione che si voglia nascondere qualcosa.
Beach volley azzurro: investimenti ed errori
Alla vigilia dell’Olimpiade probabilmente si spera che un’eventuale medaglia nel maschile possa far dimenticare la bufera. Un calcolo azzardato perché la figuraccia offerta è piuttosto importante, ha scatenato in rete un forte dibattito, ha tirato in ballo nuovamente il trattamento riservato a Greta Cicolari (anche allora il CT azzurro era il brasiliano Lissandro) per il quale la FIPAV è stata condannata ad un sostanzioso risarcimento danni alla giocatrice: una vicenda quindi che non sembra destinata a passare come l’acqua sotto i ponti.
Per citare il presidente Magri, dietro il progetto olimpico della coppia Menegatti/Orsi Toth ci sono investimenti e risorse ingenti, che paghiamo noi tutti. E la mancata trasparenza da parte della FIPAV su questa vicenda non fa bene a nessuno, tantomeno a Victoria Orsi Toth. L’azzurra dovrebbe avere il diritto di difendersi e il dovere di spiegare quello che è successo, e chi la conosce e la segue da anni dovrebbe prendere le sue difese, se di errore in buona fede si tratta; altrimenti si suppone che sia lecito pensare il contrario, e che di una semplice svista (pomata) non si sia trattato.
D’altronde però, è utile alla discussione ricordare che la stagione è quella che porta alle elezioni federali e non sarebbe utile alla causa di Magri l’ammissione di un errore nella cabina di regia del beach volley femminile a fronte degli importanti investimenti di cui sopra. In fondo, è ben più semplice scaricare la colpa sulla singola giocatrice, che i voti non li deve prendere.