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Un italiano vince un torneo Masters 1000. Sino a qualche anno fa chiunque avrebbe firmato affinché ciò accadesse. Ma negli ultimi anni l’asticella si è alzata in maniera inverosimile tanto da rendere il trionfo di Jannik Sinner a Toronto qualcosa di normale e dovuto. Ma nello sport, men che meno nel tennis, vincere è la cosa più difficile che esista. Seconda solo a riconfermarsi settimana dopo settimana. Anno dopo anno. E non a caso chi lo fa con regolarità è un fuoriclasse, un campione, una leggenda. E nell’ultimo ventennio, per fortuna del gioco e delle migliaia di appassionati, di icone del tennis ne abbiamo ammirate.
“Ha vinto perché non ha dovuto incontrare i migliori”, “Non c’era nessuno”, “La semifinale di Wimbledon è arrivata perché ha avuto un tabellone facile”. Prendete una di queste tre frasi, nell’ordine che volete (decidete voi), sommatele, sottraetele, moltiplicatevele o dividetele (non fa differenza) ed il risultato non cambia: chi lo dice capisce poco o niente di tennis. O di sport in generale. Invece fa parte di un sistema masochistico che serve a screditare i nostri campioni, i nostri fuoriclasse. Forse per una semplice questione di invidia o chissà cosa.
Jannik Sinner ha ventidue anni e da oggi è anche il numero sei del mondo. Un risultato straordinario. Ma per le aspettative create su di lui negli ultimi due anni è un risultato normale, sufficiente. In attesa del meglio che deve ancora venire. Ma il tennis e lo sport ci hanno insegnato che il percorso di crescita e di miglioramento può incepparsi da un momento all’altro per un milione di motivi. E in uno di questi c’è sicuramente la pressione di dover dimostrare di essere all’altezza di quelle maledette aspettative. Jannik ieri ha esultato poco, piuttosto nel momento in cui ha capito di aver vinto si è sentito sollevato. Più leggero. Ma, a parte Fabio Fognini a Montecarlo nel 2019, nessun altro italiano aveva mai vinto un torneo del genere. E siamo anche sicuri che non sarà di certo l’ultimo. Eppure ogni volta che vincerà non sarà mai una cosa normale. Con buona pace dei detrattori seriali.
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